- Dopo aver provato un
certo disgusto nell'ascoltare sia "Anoraknophobia" che "Marillion.com",
gli scialbi ed incosistenti ultimi lavori dei Marillion, avevo definitivamente
dato per spacciata la storica band inglese che tali e tante emozioni mi
aveva regalato in gioventù. E' quindi comprensibile che non abbia
atteso con ansia l'uscita di "Marbles" ed abbia addirittura rischiato
di non ascoltarlo affatto; tuttavia, complici alcuni buoni commenti letti
in anteprima, alla fine ho dato loro un' ulteriore possibilità. Devo
dire di essere stato ampiamente ripagato perché "Marbles"
esibisce una qualità compositiva che non immaginavo fosse ancora
patrimonio di pertinenza di Rothery e compagnia. Ed il disco non perde certo
tempo a dimostrarlo: con l'iniziale e lunga "The Invisible Man"
il lavoro raggiunge immediatamente il suo picco più elevato. Finalmente
fini melodie, trame convincenti ed affascinanti. "You're Gone"
è il singolo che, quasi per definizione, è uno dei brani più
deboli della storia piò o meno recente del gruppo ed anche in "Marbles"
mantiene fede alla sua fama. Il livello riprende subito quota con "Angelina",
una dolce ballata contraddistinta da uno Steve Rothery che predilige un
tocco vellutato ed intimista di straordinaria efficacia. Poi il lavoro si
riprende nuovamente le sue pause nella parte centrale ma è bene non
dimenticarsi mai che i tanto vituperati album precedenti erano tutta una
pausa: "Don't Hurt Yourself" è una canzone pop molto gradevole
dal finale in discreto crescendo ma che con un testo in italiano avrebbe
potuto essere cantata dal nostro Eros Ramazzotti e scalare le classifiche.
"Fantastic Place" avrebbe trovato spazio in "Holidays In
Eden" ma ne avrebbe aumentato la noia e la ripetitività. Ed
in questo brano Steve Hogarth con la sua proverbiale voce poco elastica
ed incolore ci mette del suo a ridimensionarla ulteriormente. L'epilogo
del disco è nuovamente di ottimo spessore con "Neverland",
ciliegina finale appassionante ed emozionante, leggermente floydiana in
alcune sue parti.
Insomma, è probabile che non mi ricapiti mai più di amare
un album dei Marillion alla follia (per la cronaca l'ultimo è stato
"Seasons End") ma almeno "Marbles" mi ha emozionato
molto, eguagliando e forse superando in qualità qualsiasi disco successivo
a "Seasons End"…. Ebbene si, "Brave" compreso
….
- After the faint and
flimsy "Anoraknophobia" and "Marillion.com", the two
previous Marillion albums, I definitely thought they were dead and buried.
Now I'm happy to have had the strenght to give them another chance, listening
to their new effort "Marbles". It's unexpectedly a good album,
showing an high quality songwriting that I wouldn't have expected from them.
With "The Invisible Man" they immediately reach the highest peak:
this track is quite long with gentle melodies and enchanting themes. "You're
Gone" is the hit-single that usually is the weakest track of a Marillion
album and here the story is the same. Fortunately the work grow up again
with "Angelina", a sweet ballad heavenly played by the refined
Steve Rothery's guitar. "Don't Hurt Yourself" is nothing more
than a pop song but it's quite good. I must say that not all the songs are
totally satisfactory: "Fantastic Place", for example, could have
included in "Holidays In Eden" and it's quite boring. I think
Steve Hogarth must take the blame of it. The last song "Neverland"
is absolutely the best way to close an album: it's really exciting and you
can hear it thousands of times always feeling the same satisfaction.
Maybe I won't love a Marillion album till death anymore (the last was "Seasons
End") but "Marbles" gave me deep and positive sensations….yes,
even deeper than "Brave".
Let's hope it's not a "Dead Cat Bounce"…
Luca
Alberici
Have
you a different point of view? Please write
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