MARILLION
MARBLES (2004)

UK
GENRE: PROG
LABEL: INTACT
WEBSITE:
REVIEWED: 2004 SEPTEMBER 13TH
RATING: 80/100

 

Dopo aver provato un certo disgusto nell'ascoltare sia "Anoraknophobia" che "Marillion.com", gli scialbi ed incosistenti ultimi lavori dei Marillion, avevo definitivamente dato per spacciata la storica band inglese che tali e tante emozioni mi aveva regalato in gioventù. E' quindi comprensibile che non abbia atteso con ansia l'uscita di "Marbles" ed abbia addirittura rischiato di non ascoltarlo affatto; tuttavia, complici alcuni buoni commenti letti in anteprima, alla fine ho dato loro un' ulteriore possibilità. Devo dire di essere stato ampiamente ripagato perché "Marbles" esibisce una qualità compositiva che non immaginavo fosse ancora patrimonio di pertinenza di Rothery e compagnia. Ed il disco non perde certo tempo a dimostrarlo: con l'iniziale e lunga "The Invisible Man" il lavoro raggiunge immediatamente il suo picco più elevato. Finalmente fini melodie, trame convincenti ed affascinanti. "You're Gone" è il singolo che, quasi per definizione, è uno dei brani più deboli della storia piò o meno recente del gruppo ed anche in "Marbles" mantiene fede alla sua fama. Il livello riprende subito quota con "Angelina", una dolce ballata contraddistinta da uno Steve Rothery che predilige un tocco vellutato ed intimista di straordinaria efficacia. Poi il lavoro si riprende nuovamente le sue pause nella parte centrale ma è bene non dimenticarsi mai che i tanto vituperati album precedenti erano tutta una pausa: "Don't Hurt Yourself" è una canzone pop molto gradevole dal finale in discreto crescendo ma che con un testo in italiano avrebbe potuto essere cantata dal nostro Eros Ramazzotti e scalare le classifiche. "Fantastic Place" avrebbe trovato spazio in "Holidays In Eden" ma ne avrebbe aumentato la noia e la ripetitività. Ed in questo brano Steve Hogarth con la sua proverbiale voce poco elastica ed incolore ci mette del suo a ridimensionarla ulteriormente. L'epilogo del disco è nuovamente di ottimo spessore con "Neverland", ciliegina finale appassionante ed emozionante, leggermente floydiana in alcune sue parti.
Insomma, è probabile che non mi ricapiti mai più di amare un album dei Marillion alla follia (per la cronaca l'ultimo è stato "Seasons End") ma almeno "Marbles" mi ha emozionato molto, eguagliando e forse superando in qualità qualsiasi disco successivo a "Seasons End"…. Ebbene si, "Brave" compreso ….
After the faint and flimsy "Anoraknophobia" and "Marillion.com", the two previous Marillion albums, I definitely thought they were dead and buried. Now I'm happy to have had the strenght to give them another chance, listening to their new effort "Marbles". It's unexpectedly a good album, showing an high quality songwriting that I wouldn't have expected from them. With "The Invisible Man" they immediately reach the highest peak: this track is quite long with gentle melodies and enchanting themes. "You're Gone" is the hit-single that usually is the weakest track of a Marillion album and here the story is the same. Fortunately the work grow up again with "Angelina", a sweet ballad heavenly played by the refined Steve Rothery's guitar. "Don't Hurt Yourself" is nothing more than a pop song but it's quite good. I must say that not all the songs are totally satisfactory: "Fantastic Place", for example, could have included in "Holidays In Eden" and it's quite boring. I think Steve Hogarth must take the blame of it. The last song "Neverland" is absolutely the best way to close an album: it's really exciting and you can hear it thousands of times always feeling the same satisfaction.
Maybe I won't love a Marillion album till death anymore (the last was "Seasons End") but "Marbles" gave me deep and positive sensations….yes, even deeper than "Brave".
Let's hope it's not a "Dead Cat Bounce"…

Luca Alberici

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