PORCUPINE TREE
COLLEGNO (ITALY)

DATE: 2005 JULY 25TH
REVIEWED: 2005 JULY 27TH
LIVE PICS
Chi segue i Porcupine Tree, sa perfettamente che ogni anno la band inglese concede al pubblico italiano almeno due possibilità di assistere ad un loro concerto dal vivo. In Italia, Steven Wilson è ormai diventato un'icona del rock progressivo moderno, capace di attirare un pubblico molto più vasto della sconsolante media registrata nei principali (e sempre troppo pochi) eventi progressivi organizzati nella nostra penisola.
La serata del 25 luglio a Collegno, presso l'area dell'ex ospedale psichiatrico, non ha fatto eccezione ed ha visto radunarsi un migliaio di persone entusiaste, considerando che i PT avevano suonato soltanto tre mesi prima a Milano subito dopo l'uscita dell'ultimo album "Deadwing".
Con mezz'ora di ritardo, alle 22 si parte con l'impeto di "Deadwing", che riassume in modo esauriente l'attuale approccio musicale della band inglese, ossia un mix ottimamente bilanciato del sempre più crescente desiderio di graffiare e di appesantire il suono ed il giusto freno costituito dalla loro tradizionale liquidità e psichedelia.
Steven Wilson ha la stessa presenza scenica di un ragazzino, esile e con tanta voglia di dimenarsi; in realtà è un artista completo e maturo, dotato di una personalità disturbata quanto basta per dare profondità e significato ai testi delle sue canzoni. Soprattutto non è tipo che dorme sugli allori di una manciata abbondante di album già realizzati e cerca strade nuove, anche se non sempre del tutto inesplorate.
Attorno a lui non c'è il deserto ma quattro musicisti preparatissimi, soprattutto la base ritmica costituita da due autentici mostri di bravura come Colin Edwin al basso e Gavin Harrison alle percussioni, senza i quali la musica dei PT sarebbe senza dubbio molto più povera di contenuti e di fascino. Da non sottovalutare la presenza di John Wesley alla seconda chitarra e cori.
Chi scrive è alla sua prima esperienza di fronte ai PT su un palco e avrebbe quindi gradito una scaletta un po' più diversificata che avesse abbracciato in maniera più omogenea almeno i loro ultimi quattro lavori. Invece "In Absentia" e "Deadwing" hanno egoisticamente tenuto banco: tratte dal lavoro più recente, oltre all'omonima traccia, sono state eseguite "Lazarus", "Halo", la trascinante "Arriving Somewhere But Not Here" (con un pubblico che in realtà si è fatto trascinare poco) e la divina "Start Of Something Beautiful". Dal claustrofobico "In Absentia" ho apprezzato molto le ottime "Blackest Eyes", "The Sound Of Muzak" ed una versione semi acustica di "Trains", questa come primo dei due bis finali.
Tutti ottimi brani, sia chiaro, ed ampiamente sufficienti per tornare a casa contenti e soddisfatti, ma avrei preferito qualche ripescaggo in più dal loro passato, più delle sole "Shesmovedon" (questa, a mio parere, la loro canzone dal potenziale espressivo commerciale più elevato) e "Fadeaway".
Due ore esatte di musica con la "m" maiuscola, una dimostrazione di forza, magia e coinvolgimento ad opera di una brillante realtà del progressive moderno.

All the italian fans know very well they have at least two chances each year to see Porcupine Tree on stage in their country.
In Italy Steve Wilson is a true progressive rock icon, able to gather thousands of people at his shows. The latest was at Collegno (near Turin) last July 25th just three months after the previous italian mini-tour.
It was my first time at a PT gig and I must say I would have preferred a more various set-list, including at least stuff from the last four works. Instead the band decided to play tracks mostly from "In Absentia" and "Deadwing".
The gig starts at 10 p.m. in late of half an hour with "Deadwing" the opening track from the latest eponymous album, followed by "Lazarus", "Halo", then two exciting versions of "Arriving Somewhere But Not Here" and "Start Of Something Beautiful". Taken from "In Absentia", they played "Blackest Eyes", "The Sound Of Muzak" and an acoustic version of "Trains".
Each one is a great track, so I can't say to come back home disappointed but I would have expected something more from their old stuff, more than the wonderful "Shesmovedon" and "Fadeaway".
On stage, Steven Wilson seems like a young boy, thin and always ready to move his body. As a matter of fact, he's an inspired and experienced songwriter. Besides he's not a prophet in the desert: around him there are excellent musicians like Colin Edwin on bass and Gavin Harrison on drums.
Two hours of great music, a proof of strength, magic and involvment from a really brilliant band.

Luca Alberici