L'edizione
2006 della rassegna "Giovani Espressioni" patrocinata dal
Comune di Novara ha visto nella sua giornata inaugurale lo scorso xx
maggio l'esibizione di quattro gruppi di rock progressivo, gli italiani
Castello di atlante, Calliope e Arti e Mestieri con i nipponici Asturias.
Certo, in molti avranno pensato che, ad eccezione degli Asturias, i
gruppi in scaletta non erano giovani band all'esordio come era nella
finalità della manifestazione, ma tant'è, consideriamoli
come realtà musicali con alle spalle trent'anni di esperienza
ma con una giovinezza e vigore ritrovati.
Heron Prog Vol.1, questo il nome del festival, si è svolto in
un'ampia e ben tenuta area verde nella periferia novarese, di fronte
ad un pubblico interessato che nel corso della giornata è passato
dalle poche decine al centinaio (scarso).
Con ben quaranta minuti di ritardo le danze sono state aperte dai vercellesi
CASTELLO DI ATLANTE che
fatalmente hanno avuto solo il tempo di eseguire "Non puoi fingere"
dal loro ultimo album "Quintessenza" e "La foresta dietro
il mulino di Johan" estratto dall'album di esordio "Sono io
il signore delle terre a nord". Insomma un "testacoda"
temporale esattamente come quello che li ha costretti a scendere dal
palco a causa di una funzione religiosa da celebrarsi nella chiesa adiacente
al parco e prevista alle 18 in punto. Se era in effetti prevista un'interruzione
a quell'ora e proprio per quel motivo, altrettanto non era purtroppo
la partenza ritardata della loro esibizione. Peccato, perché
avendoli visti spesso nel recente passato, stavano veramente dando il
meglio di loro stessi. L'ironia della sorte ha voluto che il batterista
del gruppo, Paolo Ferrarotti, fosse proprio il direttore artistico della
manifestazione.
Quando i fedeli sono andati in pace e la funzione religiosa è
terminata, sono saliti sul palco i torinesi CALLIOPE,
o meglio i nuovi Calliope, che sono solo lontani parenti della formazione
originale che pubblico' tre dischi agli inizi degli anni novanta. L'unico
superstite è il tastierista Enrico Perrucci, ora affiancato da
una ciurma di ragazzini dalle discrete doti tecniche ma nulla più.
La scaletta dei brani è stata monopolizzata dal materiale più
recente, decisamente più orientato al rock italiano ritmato con
tendenze hard e solo a sprazzi sinfonico e più elegante. Una
prestazione a mio parere senza infamia e senza lode.
Quando il sole comincia a far spazio alle tenebre e si dilegua anche
la nutrita comunità di sudamericani che aveva scelto l'ombra
del palco per un pic-nic, entrano in scena i giapponesi ASTURIAS,
i veri ospiti speciali della giornata anche solo perché gli unici
non sotto contratto Elektromantic. Il quartetto composto da chitarra
acustica, violino, tastiere e clarinetto ha dato vita all'esibizione
più particolare ed anomala della giornata con il loro raffinatissimo
progressive/folk cameristico.
Un altro scherzo della sorte ha voluto che di fronte all'esigenza di
utilizzare il leggìo, proprio in quel momento si è alzato
un vento fastidioso che ha creato non pochi problemi ai simpatici giapponesi.
Sono ormai quasi le 22 ed il piatto forte è pronto: gli ARTI
& MESTIERI, reduci dalle loro fortunate tourneè
oltreoceano dove, manco a dirlo, hanno raccolto gli applausi di un pubblico
venti volte più numeroso di quello di stasera. Non più
di settanta persone, a spanne, hanno assistito ad una esibizione con
la "E" maiuscola ed in grassetto; una prova di forza, tecnica
e grande coesione strumentale. Il gruppo ha eseguito quasi per intero
i due album storici degli anni settanta, "Tilt" e "Un
giro di valzer per domani" in aggiunta ad alcuni estratti dal materiale
nuovo.
La vera dimensione degli Arti & Mestieri è appunto quella
di gruppo strumentale che presenta al pubblico un sublime incrocio tra
progressive italiano e jazz; quindi l'inserimento di un bravissimo cantante
come Iano Nicolò dei Cantina Sociale (voce imponente e teatralità
scritta nel suo Dna) è stata una scelta azzeccata per dare il
giusto impatto visivo dal vivo ma è chiaro che il suo contributo
sarà sempre marginale.
Una menzione particolare va certamente a Furio Chirico, un percussionista
che è obbligatorio vedere dal vivo per rendersi conto di quanto
potente, preciso e fantasioso sia. Grandissima prova !!
Che dire, un Festival nel complesso riuscito, problemi tecnici, di tempi
e di pubblico a parte, nel senso che chi c'era ha soddisfatto la sua
fame di prog dal vivo. Un palco spazioso, un ottimo impianto luci ….
Insomma un'esperienza organizzativa da ripetere, bravo Paolo !!