ASIA
ASTI "PIAZZA CATTEDRALE"

DATE: 2007 JULY 23TH
REVIEWED: 2007 JULY 24TH
PICS
L'arrivo degli Asia in Italia nella formazione originale degli anni ottanta era un appuntamento assolutamente da non perdere anche per chi, come il sottoscritto, non ha mai amato follemente i tre dischi firmati dalla formazione Wetton/Howe/Downes/Palmer. Qualche anticipazione sulla scaletta che avrebbero proposto e l'indubbia bravura degli strumentisti mi hanno convinto a recarmi ad Asti per la prima delle tre date italiane.
Il concerto si è svolto nella piazza adiacente la Cattedrale, un angolo raccolto e suggestivo nel centro di Asti dove si sono radunate più o meno un migliaio di persone.
La sensazione è che la reunion degli Asia sia nata sotto il segno del marketing e che in realtà fosse la scusa per portare in giro per il mondo quattro musicisti che sono diventati famosi non solo per l'esperienza Asia ma anche per le nobili militanze in Elp, Yes, King Crimson, Uriah Heep e Buggles.
Non a caso, dopo "Sole Survivor" e "Wildest Dreams" è già il turno di "Roundabout" tratta dal repertorio Yes, dove è stato naturalmente Steve Howe il grande protagonista, ma non sono mancate neanche un'emozionante "Fanfare For A Common Man" degli Elp, "In The Court Of the Crimson King" dei King Crimson e "Video Killed The Radio Stars" dei Buggles, che, immagino, Howe abbia accettato di suonare a patto che potesse aggiungere un assolo di chitarra nel finale. E che bell'assolo.
Ma parliamo dei singoli: John Wetton, visibilmente ingrassato, ha mantenuto un'ottima voce per tutta l'esibizione ed è stato motore ritmico a pieni giri; Steve Howe, sempre più magro, ha uno stile inconfondibile ed è sempre un piacere vederlo passare dalle scale più veloci a quelle dove conta il tocco e la sensibilità. Carl Palmer è impressionante, una macchina da guerra, potente e dal drumming coinvolgente. Geoff Downes è stato forse il più in ombra dei quattro: la sensazione che trasmette è di tanto fumo e poco arrosto, buona presenza scenica ma poco determinante, tant'è che è stato l'unico a non avere uno spazio tutto suo in fase di assolo.
Ottima la scelta anche dei brani marchiati Asia: oltre all'iniziale "Sole Survivor", hanno eseguito "Don't Cry", l'immancabile "The Smile Has Left Your Eyes", "Only Time Will Tell", "The Heat Goes On" con tanto di splendido assolo di batteria di Palmer e, come ultimo bis, "Heat Of The Moment".
Due ore di grande musica, trascorse con la palpabile consapevolezza che sul palco di fronte a me stava suonando praticamente la storia del rock progressivo britannico degli anni settanta.

Luca Alberici