L'arrivo
degli Asia in Italia nella formazione originale degli anni ottanta era
un appuntamento assolutamente da non perdere anche per chi, come il
sottoscritto, non ha mai amato follemente i tre dischi firmati dalla
formazione Wetton/Howe/Downes/Palmer. Qualche anticipazione sulla scaletta
che avrebbero proposto e l'indubbia bravura degli strumentisti mi hanno
convinto a recarmi ad Asti per la prima delle tre date italiane.
Il concerto si è svolto nella piazza adiacente la Cattedrale,
un angolo raccolto e suggestivo nel centro di Asti dove si sono radunate
più o meno un migliaio di persone.
La sensazione è che la reunion degli Asia sia nata sotto il segno
del marketing e che in realtà fosse la scusa per portare in giro
per il mondo quattro musicisti che sono diventati famosi non solo per
l'esperienza Asia ma anche per le nobili militanze in Elp, Yes, King
Crimson, Uriah Heep e Buggles.
Non a caso, dopo "Sole Survivor" e "Wildest Dreams"
è già il turno di "Roundabout" tratta dal repertorio
Yes, dove è stato naturalmente Steve Howe il grande protagonista,
ma non sono mancate neanche un'emozionante "Fanfare For A Common
Man" degli Elp, "In The Court Of the Crimson King" dei
King Crimson e "Video Killed The Radio Stars" dei Buggles,
che, immagino, Howe abbia accettato di suonare a patto che potesse aggiungere
un assolo di chitarra nel finale. E che bell'assolo.
Ma parliamo dei singoli: John Wetton, visibilmente ingrassato, ha mantenuto
un'ottima voce per tutta l'esibizione ed è stato motore ritmico
a pieni giri; Steve Howe, sempre più magro, ha uno stile inconfondibile
ed è sempre un piacere vederlo passare dalle scale più
veloci a quelle dove conta il tocco e la sensibilità. Carl Palmer
è impressionante, una macchina da guerra, potente e dal drumming
coinvolgente. Geoff Downes è stato forse il più in ombra
dei quattro: la sensazione che trasmette è di tanto fumo e poco
arrosto, buona presenza scenica ma poco determinante, tant'è
che è stato l'unico a non avere uno spazio tutto suo in fase
di assolo.
Ottima la scelta anche dei brani marchiati Asia: oltre all'iniziale
"Sole Survivor", hanno eseguito "Don't Cry", l'immancabile
"The Smile Has Left Your Eyes", "Only Time Will Tell",
"The Heat Goes On" con tanto di splendido assolo di batteria
di Palmer e, come ultimo bis, "Heat Of The Moment".
Due ore di grande musica, trascorse con la palpabile consapevolezza
che sul palco di fronte a me stava suonando praticamente la storia del
rock progressivo britannico degli anni settanta.