Mentre scrivo, le cronache
mondiali sono monopolizzate dalle notizie e dai reportage provenienti dalla
striscia di Gaza, antico teatro di un conflitto tra israeliani e palestinesi
e lontano, almeno così sembra, dall’esaurirsi in tempi brevi. Mentre si
combatte a suon di attacchi terroristici (da parte palestinese) e raid aerei
di repressione (da parte israeliana) le superpotenze occidentali stanno
alla finestra...
L’unica notizia positiva
ricevuta di recente da quei luoghi, è l’esistenza dei Trespass, un trio
israeliano di Gerusalemme dedito ad un progressive jazz di pregevolissima
fattura che, al contrario di quanto il nome potrebbe indurre a pensare non
è un Genesis-clone, anzi il prog sinfonico della band di Gabriel rappresenta
solo una minima parte dell’impasto sonoro proposto in quest’album.
Il leader, nonché creativo
della band, è Gil Stein dotato di ottima tecnica individuale e notevole
fantasia esecutiva e lo si capisce dal suono fortemente keyboards oriented
che caratterizza ogni singolo brano. Va detto che anche il batterista Gabriel
Weissman non scherza proprio: è da brividi la sua performance nella parte
centrale di "Gate 15".
Come già detto i Trespass
non sono una semplice progressive rock band: vanno spesso e volentieri oltre
il prog classico e la sperimentazione li porta ad esplorare anche i territori
del jazz più ritmato e della fusion più atmosferica. Brani come "In
Haze Of Time" e "Gate 15" sono abbastanza complessi nella
forma perché ruotano solo per brevi istanti attorno al tema principale e
sono ricchi di variazioni sul tema e stacchi strumentali di grande virtuosismo
tecnico.
Ma non vi spaventate,
l’equazione bravi musicisti=album troppo tecnico e noioso qui non da risultato:
seppur vicino alla complessità tipica degli Elp (Gil Stein ha caratteristiche
tecniche molto simili a Keith Emerson) ciascun episodio non eccede mai in
virtuosismi gratuiti e la scorrevolezza è garantita.
"Orpheus Suite"
e la successiva "Troya" sono forse gli unici brani veramente "progressive"
secondo la definizione più tradizionale del termine perché sono impregnati
di prog sinfonico con numerosi riferimenti classici nel primo caso mentre
più alla Flower Kings nel secondo, con una sezione ritmica robusta ed imponente.
Addirittura con "The Mad House Blues" ci concedono il più classico
dei gran finale proponendoci un divertentissimo blues dal ritmo irresistibile
e suonato divinamente.
Forse "In Haze
of Time" non è un disco che si apprezza in pieno immediatamente, nel
mio caso si sono resi necessari una manciata di ascolti prima di rendermi
conto dell’ottima vena creativa e dell’incredibile caratura tecnica dei
componenti. In compenso adesso il cd alloggia più spesso all’interno del
mio cd recorder che nella sua custodia.....
Potrei chiudere in
modo banale dicendo che la musica sarebbe in grado di unire ciò che la politica,
la religione e l’idiozia solitamente dividono, ma non voglio farmi troppe
illusioni (anche perché di mezzo c’è proprio l’idiozia) ed anzi preferisco
separare nettamente le belle sensazioni provate ascoltando quest’album,
dall’angoscia che mi assale quando comincia il telegiornale. Ma così va
il mondo...
While I was writing this review
TV was reporting on the high tension between Israel and Palestine, a never
ending conflict fought through terroristic attacks and air raids by Israel.
In the meantime western world is watching ...
Trespass, a three-piece from
Jerusalem, is the only recent good new coming from there. The band’s name
could hide a deep passion for Genesis but it doesn’t, ‘cause it’s only one
of the bands they took inspiration from.
Trespass goes beyond any kind
of progressive sub-genres: you’ll find synphonic prog mixed with Jazz touches
and Fusion interludes. Everything is played by very good musicians: Gil
Stein is a brilliant keys player and Gabriel Weissman drumming on "Gate
15" is absolutely incredible.
"Orpheus Suite"
and the following "Troya" are probably the most proggy songs inside
here, very synphonic and classic the first one, contemporary a-la Flower
Kings the second one.
The cd ends with "The
Mad House Blues" a funny blues song..Grand Finale !!!
I could close this review
by saying music would be able to join everything policy, religion and idiocy
usually divide...but It’s only an illusion so I prefer to keep separately
the positive sensations from deep ease that I feel everytime I switch on
television.