"Argot",
il disco precedente della band capitanata da Mark Robotham non mi piacque
molto e lo scrissi con grande chiarezza ed onestà. Sebbene essere
chiaro ed onesto ad oltranza non sia certo una delle priorità a cui
tengo maggiormente, sono costretto a ripetermi anche in occasione di "Shibbol",
terzo lavoro degli inglesi Thieves Kitchen. Purtroppo rimango ancora disorientato
ed annoiato dall'eccessiva lunghezza dei brani, anche se l'equazione brano
lungo=noia non è assolutamente una costante (altrimenti scarterei
il prog tra i miei generi preferiti) nonchè da una certa confusione
con cui vengono sviluppati i vari temi musicali. Stilisticamente i TK sono
molto simili ai Flower Kings ed ai Nathan Mahl con i quali condividono la
complessità strutturale della musica ed un'avvezzità alla
contaminazione jazzistica.
Eppure i due brani iniziali "The Picture Slave" e "De Profundis"
sembrano proprio andare in una direzione diversa da "Argot" illudendoci
di essere spettatori di un lavoro più maturo, più ragionato;
ma puntuale arriva, purtroppo, "Cardinal Red" che è l'esempio
più limpido del motivo per cui non vado pazzo per i Thieves Kitchen.
Qui la confusione regna sovrana, ben nascosta da una tecnica esecutiva di
indubbia levatura, ma ulteriormente amplificata da una scarsità di
spunti vincenti.
Anche la lunga "Chovihani Rise" possiede un bel incipit (intendo
i primi cinque minuti dei 23 totali) ma poi la noia comincia ad affiorare
e tanto per non smentirsi il brano sembra non saper che direzione prendere
e rimane lì, sospeso nell'inconsitenza delle migliori intenzioni.
"Surface Tension" chiude il cd ma è meglio non approfondire…
Qualcosa quindi è cambiato rispetto ad "Argot": la nuova
cantante, Amy Darby (ottima la sua prova !) che ha sostituito l'ininfluente
Simon Boys ha donato maggior freschezza e personalità alla band e
la qualità media delle composizioni si è alzata di una spanna
(scarsa).
Sono abbastanza cocciuto e so quindi che ascolterò il loro prossimo
album con la rinnovata consapevolezza che le capacità ci sono ed
i miglioramenti anche. Forse basta solo saper aspettare…
I didn't like Thieves
Kitchen last album called "Argot" and I honestly wrote it in my
cd review last year. In the meantime something changed in the band: the
new female singer Amy Darby (great performance, really) replaced Simon Boys
and a new album called "Shibboleth" is finally out. On the contrary
my honesty is always the same.
Well, this is the background which I listened to the new album with: the
first two tracks "The Picture Slave" e "De Profundis"
made me realize Thieves Kitchen changed from the musical point of view too.
These songs are shorter, more melodic and, above all, they brilliantly start,
they develope a precise and satisfying theme and have a natural ending.
It doesn't mean they're simple and banal songs, on the contrary they have
a rational complexity.
Unfortunately "Cardinal Red" hasn't that ! It's a song full of
confusion, it never knows which direction it has to go. "Chovihani
Rise" has the same lack but the first five minutes out of the 23 total
lasting are really enjoyable.
Overall, I'm happy because I found some encouraging improvements in Thieves
Kitchen sound but I'm still not satisfied: maybe it's a long trip towards
a totally satisfying release. I hope (i'm almost sure) it will be the next
one !!