TEE
THE EARTH EXPLORER (2009)

JAPAN
GENRE: PROG
LABEL: MUSEA
WEBSITE: Tee Myspace
REVIEWED: 2010 AUGUST 9TH
RATING: 75/100
 

 

 
I Tee sono un gruppo giapponese formatosi nel 2005, ma solo nel 2009 ha debuttato con questo “The Earth Explorer” per la Musea. Sono un quintetto dedito ad un prog sinfonico strumentale molto classico, a tratti folk e con puntate frequenti verso lidi jazz-fusion. I punti di riferimento più illustri da citare sono senza dubbio Camel e Pfm, mentre fra i loro connazionali citerei Ain Soph, Bellaphon, Kenso e KBB.
Approfitto dell’uscita di questo disco per ribadire il mio pensiero circa l’utilizzo del flauto (ma estendibile anche al violino) in un disco di rock progressivo. “The Earth Explorer” è l’esempio di ciò che si dovrebbe evitare quando oltre alla formazione base (chitarra, basso, percussioni, tastiere) aggiungi un flauto che ospite è ed ospite deve rimanere per arricchire, riempire, completare, anche caratterizzare un intero disco ma non monopolizzare. Kenji Imai, il flautista, esagera, è troppo invadente e toglie spazio alle tastiere che infatti sono relegate in un angolo. Quando, poi, flauto e chitarra solista agiscono in contemporanea (situazione tutt’altro che infrequente ma emblematica soprattutto nella parte finale di “Nomad”), l’ascolto risulta addirittura fastidioso.
Non è una stroncatura del disco, sia chiaro, è solo la constatazione che un maggior equilibrio avrebbe giovato di più ad un disco comunque di pregevole fattura e che si pone fra le migliori uscite sinfoniche del 2009.
Il flauto si fa apprezzare soprattutto nei break più tranquilli e suadenti dove i richiami cameliani si fanno più evidenti; ognuno dei 6 brani presenti ha dentro di sé i già citati elementi jazz-fusion più intricati (ma non aggrovigliati) alternati con pause più rilassate e morbide.
“Col De L’Iseran” è la canzone perfetta, o quasi, di questo disco: incipit ritmato dal sapore folk, break rilassato di tastiere e chitarra acustica e finale hard-fusion; ma, soprattutto, rilevo la presenza di tutti gli strumenti adeguatamente coinvolti senza mai pestarsi i piedi a vicenda. In questo brano anche il suono delle percussioni sembra più pieno e soddisfacente.
Sono soddisfatto di “The Earth Explorer” e sono tranquillo nel consigliarlo, ma dal prossimo disco mi aspetto la stessa sostanza ed una forma plasmata diversamente. 
 

Luca Alberici

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