T-BO
WE STAY TOGETHER (2006)

FRANCE
GENRE: NEW AGE
LABEL: MUSEA
WEBSITE: T-BO official
REVIEWED: 2010 AUGUST 13TH
RATING: 70/100
 

 

 
T-Bo è il progetto musicale fortemente voluto dal batterista francese Philippe Laloux, in seguito alla prematura scomparsa del figlio Thibault (T-Bo è appunto la pronuncia francese del nome) ucciso a soli 19 anni da un automobilista ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti. Thibault, fans numero uno della musica composta dal padre, lo aveva spesso spronato ad incidere un cd, ricevendo sempre la stessa risposta: “Sì, buona idea, quando ne avrò il tempo …”. Trascorso solo un mese dalla morte di Thibault, Philippe ha deciso di esaudire il desiderio del figlio scomparso, ha raccolto intorno a sé una dozzina di musicisti ed ha preparato il materiale inciso poi su questo cd dal titolo “We Stay Together”.
Un disco in sua memoria, caratterizzato come ovvio da temi tristi ed evocativi, un veicolo per stabilire un legame duraturo attraverso la musica.
La miscela proposta è essenzialmente vicina alla New Age o “Spiritual Music” come l’autore la preferisce definire. Musica d’atmosfera ma non minimalista, grazie alla presenza ed al fattivo contributo di numerosi strumenti tra cui l’arpa, flauti di ogni tipo, congas, sassofono, tastiere, percussioni, chitarre acustiche ed elettriche.
I brani sono quattordici e, come detto, sono talvolta struggenti (con flauto, sassofono e chitarra acustica assoluti protagonisti) ed evidenziano la perdita subita, ma in altre circostanze sono più sereni ed ottimisti, quasi a voler sottolineare il nuovo contatto “musicale” stabilito con il figlio. In questi ultimi, soprattutto, non mancano esempi di buona costruzione ed esecuzione, con flauto, percussioni e chitarra elettrica che lambiscono i confini del rock sinfonico.
Non mancano di emergere anche alcune buone individualità come quella di David Epis (chitarrista elettrico pulito e preciso) in particolare in “Take Time”, “Different Kinds Of Life” ed in “Going On”.
Musicalmente ancora un po’ troppo essenziale, “We Stay Together” ha mostrato un buonissimo substrato su cui costruire in futuro un successore più omogeneo ed equilibrato. Ma per questo esordio contava soprattutto il pensiero ed il ricongiungimento spirituale.

Luca Alberici

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