TAPROBAN
OUTSIDE NOWHERE (2003)

ITALY
GENRE: PROG
LABEL: MELLOW
WEBSITE: Official Taproban
REVIEWED: 2003 NOVEMBER 20TH
RATING: 80/100

 

Il piacere di aver ricevuto in anteprima una copia promozionale del nuovo disco dei Taproban si è velocemente trasformato in grande soddisfazione per aver ritrovato la band capitolina più in forma che mai e pronta a stupirci con una svolta stilistica abbastanza radicale. Infatti, se "Il pensiero vola", il loro esordio uscito un paio di anni fa per la Musea, aveva esibito un rock progressivo tipicamente "nostrano", abbastanza moderno ma palesemente influenzato dagli anni settanta italiani, questo nuovo lavoro sembra varcare i confini settentrionali del belpaese (con i documenti perfettamente in regola) cercando di identificarsi maggiormente con una cosmicità ed una spazialità tipicamente nordiche. E non è un caso (a cominciare dal titolo dell'album "Outside Nowhere") che sia stata introdotta la lingua inglese per facilitare questo sdoganamento.
In questo disco viene parzialmente abbandonata la canonica struttura canzone a favore di una maggiore ricerca di ambientazione, di espressività più libera, senza particolari costrizioni nel rispettare rigidi schemi. Come dicevo, le atmosfere si fanno più spaziali ed eteree grazie ad una preponderante dominanza delle tastiere, dell'organo e del Minimoog di Gianluca De Rossi e le tematiche sottostanti alla musica sembrano proprio giustificare tutto ciò: non più l'antico ed il classico rappresentati dalle sculture del Sacro Bosco di Bomarzo, ma i misteri del cosmo, le scoperte e le esplorazioni di nuove galassie raccontate nelle saghe fantascientifiche. La bellissima introduzione strumentale dell'album ha il potere di smaterializzare e catapultare l'ascoltatore nella Germania cosmico-spazial-elettronica fine anni settanta. La title-track è l'episodio più brillante del lavoro: una lunga odissea nello spazio con tanto di pianificazione ("The mission"), di saluti ("The Last Goodbye"), la partenza ("The Launch"), esplorazione e ritorno. Da sottolineare, qui, un bell'intervento di sassofono dell'ospite Alessandro Papotto ed un De Rossi che si lascia andare in spirali tastieristiche gardenpartiane di evidente matrice vecchi Marillion.
Bella, molto bella anche "Pieces Left Behind": maestoso intro di tastiere, chitarra acustica e voce molto malinconiche (qui mi ricordano gli Ayreon più rilassati) e finale simonettiano ricco di mistero e di pathos. Sulla stessa falsariga anche la conclusiva "Nexus" dove ritorna il sassofono.
I nuovi Taproban sembrano più un gruppo da esportazione che in passato: giudicate voi la bontà di questa scelta, io mi limito a gustarmi con ingordigia questo loro nuovo lavoro ed a prevedere che sentiremo sempre più parlare della band romana in termini positivi e gratificanti. Da avere !!
I received an advanced promotional copy of the second Taproban album, called "Outside Nowhere". The official release of this band from Rome is scheduled for the end of 2003. Compared to the debut album which had showed us a typical italian progressive rock strongly influenced by the seventies, this new one seems to cross the northern italian borders identifying itself mostly with mid-european sounds; it's not certainly a coincidence the introduction of english language.
This album is less song-oriented and there's a constant search of the rightest athmosphere without strictly following preordinated schemes; so there's more freedom of expression and creativity. The sound is ruled by Gianluca Rossi's keys, organ and minimoog; lyrics doesn't take inspiration from ancient themes or places, as Bomarzo stones of "Ogni Pensiero vola", because the main concept is represented by science fiction.
The wonderful instrumental opener introduces the listener to the best and longest track of the album: "Outside Nowhere" is almost a space odyssey or something like that. It's a beautiful space-prog song with some neo-prog traces (De Rossi keys a-la Garden Party) and a saxophone break by the guest Alessandro Papotto. I also like the melanchonic "Pieces Left Behind" with a gentle acoustic guitar and a closing full of mystery in the vein of Goblin.
Overall, I liked the early Tapobran of "Ogni pensiero vola", but I I think the new Tabroban is even better. I'm sure they will catch a very positive consent from progressive world.

Luca Alberici

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