SOLSTICE COIL
A PRESCRIPTION FOR PAPER CUTS (2005)

ISRAEL
GENRE: PROG
LABEL: TRANSUBSTANS
WEBSITE: SC official
REVIEWED: 2006 JANUARY 2ND
RATING: 75/100
 

 

I Solstice Coil sono un giovane quintetto israeliano nella classica formazione voce, chitarre, basso, tastiere e percussioni, ma che si avvalgono anche del contributo di un sassofonista, di un violoncellista e di voci femminili. "A Prescription For Paper Cuts" è il loro disco d'esordio, un concept album autoprodotto ed uscito sul mercato dopo due anni di intenso lavoro di studio.
L'inizio è di quelli classici che ti aspetteresti da un disco di prog sinfonico: "Photosensitivity" piace subito per il caldo e avvolgente intro di pianoforte, gli inserti di sassofono, mentre la voce di Shir Deutch stenta purtroppo a decollare. In "Selling Smoke" è invece l'ottimo giro melodico della chitarra di Ofer Vishnia ad aprire le danze, ma purtroppo il brano si perde in mezzo a linee vocali non proprio riuscite e ad una ripetitività troppo accentuata.
Fino a questo punto è quindi il prog sinfonico l'etichetta che più si addicerebbe allo stile dei Solstice Coil e non sembra affatto un eresia scomodare paragoni illustri come Iq ed Arena.
Ma è con l'ottima (e mia personale preferita) "Deep Child" che cominciano ad emergere le vere peculiarità stilistiche della band israeliana, quelle cioè che li avvicinano ad un rock più alternativo e moderno sulla scia di Radiohead, Porcupine Tree e Pineapple Thief. Le chitarre si fanno infatti più taglienti e le atmosfere più claustrofobiche e psichedeliche, anche se il gruppo non rinuncia affatto a riscaldare i brani con la sua vena più sinfonica. Il brano in questione è molto dinamico e brillante. Ed è su questo tenore che si dipana anche il trittico successivo composto dalle discrete "Even Poets Die", "Accidents" ed "Enjoy The Ride".
Molto più interessante è invece "Anyone Can Be", un brano dalle molteplici sfaccettature nel quale alla consueta vena rock che ancora una volta domina il brano si aggiungono intermezzi vagamente jazzati su cui Shir Deutch si produce in ottimi vocalizzi in falsetto e Shai Vallin in ariose aperture sinfoniche di tastiera.
Nonostante la registrazione solo discretamente pulita ed un missaggio tecnicamente non eccelso (spesso infatti la chitarra sovrasta gli altri strumenti), "A Prescription For Paper Cuts" è un esordio nel complesso più che buono, la risposta israeliana alla nuova ondata del prog britannico che sempre più sta raccogliendo consensi di pubblico. Sarà perché Steven Wilson è spesso in Israele dall'amico Aviv Geffen ? Un gruppo da seguire con attenzione.
Solstice Coil is a very young five-piece from Israel featuring a conventional line-up made of vocals, guitars, bass, keyboards and drums with some additional guests playing saxophone, cello and female backing vocals. "A Prescription For Paper Cuts" is their debut album, a self-produced concept released after two years of intense studio sessions.
The album starts showing a fine symphonic prog vein: I like so much "Photosensitivity" for its warm and surrounding piano intro and the saxophone inserts as well as "Selling Smoke" where, on the contrary, the impressive Ofer Vishnia's guitar riff rules the track's main melody; unfortunately this song is not well developed, being too much repetitive and sung not so well.
So, up to this point I could define them as a symphonic prog act; however the beautiful (and my personal favourite) "Deep Child" changes the album's tune showing the actual Solstice Coil's music attitude, that is a well-balanced mix of alternative rock and modern pychedelic rock in the vein of bands like Radiohead, Porcupine Tree and Pineapple Thief.
"Even Poets Die", "Accidents" and "Enjoy The Ride" have much harder guitar riffs and claustrophobic atmospheres without never giving up (and it's a good choice for me) to warm the songs with fine symphonic touches.
"Anyone Can Be" is maybe the most ambitious track, built upon several different moods where the usual rock attitude is enriched with some jazzy interludes and a strong Shir Deutch vocal performance.
I think It's a good and promising way of starting a career in prog business, a really convincing album with some technical faults only: infact the recording is not so clear and the mixing not so good (sometimes the guitar sound covers the other instruments.
Anyway, "A Prescription For Paper Cuts" is a recommended album for all the fans of the new wave of british alternative/psychedelic rock but also for sympho-prog lovers.

Luca Alberici

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