Al pari di
qualsiasi altra forma d'arte, anche la musica subisce il nefasto influsso
delle mode che nascono, tramontano molto velocemente ed a cicli abbastanza
regolari ribussano alla porta. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un
discreto ritorno di interesse nei confronti del rock progressivo e ciò
ha convinto numerosi gruppi ormai da tempo inattivi a riciclarsi per sfruttare
il momento favorevole.
In pochi però si saranno accorti del ritorno discografico dei Rousseau,
combo tedesco autore tra il 1978 ed il 1983 di tre eccellenti album di intimo
prog pastorale, ai quali purtroppo la storia ed il business (o la loro eccessiva
somiglianza ai Camel), non hanno mai concesso una successo che oltrepassasse
i confini della nicchia.
La line-up è quella originale con la sola aggiunta del bassista Dieter
Beermann ed anche l'etichetta è sempre la storica Musea quasi a voler
dimostrare che "squadra che vince non si tocca".
Ma purtoppo non è bastato. Ciò che viene testimoniato da "At
The Cinema" non è solo un normale e fisiologico adeguamento
ai tempi moderni, ma un quasi totale stravolgimento della loro concezione
di musica.
In verità è un album a due facce quantitativamente speculari:
quella rappresentata dai brani strumentali che ci ripropongono i Rousseau
che tanto abbiamo amato in passato (sì ma il flauto dov'è
??) e quella dei brani cantati da Jorg Fischer, che al contrario mi lasciano
abbastanza perplesso. "Waterfront", la dolcissima ed evocativa
"Retreat", "Halland" e "Amour Fou" sono brevi
ma coloratissimi quadretti costruiti intorno alla chitarra di Jorg Fischer
ed alle tastiere, proprio come ai vecchi tempi. Ma "If This Is Heaven"
? E "Back In These Arms" e "Through"? A me sembrano
canzoncine country-pop alla Tom Petty, certamente ben suonate e dal motivo
anche piacevole, ma prive di quel fascino e di quel gusto in grado di regalare
le emozioni "progressive" che mi sarei aspettato dai Rousseau.
Mi rincresce doverlo dire, ma "At The Cinema" sancisce un ritorno
tanto gradito quanto deludente, perché pur essendo discreto nei contenuti,
lo è molto meno nella forma. Se alcune prog-bands del passato stanno
ribussando alla porta in questa veste, allora preferisco rimanere chiuso
in casa.
In the last
few years we have seen a come back of interest for progressive rock and
some old bands took advantage coming back in the prog scene, even if not
always with good results.
Rousseau (from Germany) recorded three beautiful albums in late seventies/early
eighties, though music business never gave them the success they would have
deserved.
Now they're back with "At The Cinema": the line-up is the same
except the new bassist Dieter Beermann and the label Musea is the same too.
We could say that "it's better not to change a winning team".
Unfortunately the most important thing is music and I must say that most
of the songs sound really different.
"At The Cinema" can be divided into two sides: the instrumental
tracks as "Waterfront", the sweet and evocative "Retreat",
"Halland" and "Amour Fou" are very close to "those"
Rousseau we learnt to love about twenty years ago. On the contrary what
can I say about "If This Is Heaven", "Back In These Arms"
and "Through"? They seem to me country-pop songs a-la Tom Petty,
I mean good songs but many miles far from "progressive" emotions
Rousseau should have given me.
So, welcome back guys, but I wanted more (where's flute ???) from "At
The Cinema"!!