ROUSSEAU - AT THE CINEMA (2002)

GERMANY
GENRE: PROG
LABEL: MUSEA
WEBSITE
REVIEWED: 2002 FEBRUARY 11TH
RATING: 65/100
 

 

 

Al pari di qualsiasi altra forma d'arte, anche la musica subisce il nefasto influsso delle mode che nascono, tramontano molto velocemente ed a cicli abbastanza regolari ribussano alla porta. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un discreto ritorno di interesse nei confronti del rock progressivo e ciò ha convinto numerosi gruppi ormai da tempo inattivi a riciclarsi per sfruttare il momento favorevole.
In pochi però si saranno accorti del ritorno discografico dei Rousseau, combo tedesco autore tra il 1978 ed il 1983 di tre eccellenti album di intimo prog pastorale, ai quali purtroppo la storia ed il business (o la loro eccessiva somiglianza ai Camel), non hanno mai concesso una successo che oltrepassasse i confini della nicchia.
La line-up è quella originale con la sola aggiunta del bassista Dieter Beermann ed anche l'etichetta è sempre la storica Musea quasi a voler dimostrare che "squadra che vince non si tocca".
Ma purtoppo non è bastato. Ciò che viene testimoniato da "At The Cinema" non è solo un normale e fisiologico adeguamento ai tempi moderni, ma un quasi totale stravolgimento della loro concezione di musica.
In verità è un album a due facce quantitativamente speculari: quella rappresentata dai brani strumentali che ci ripropongono i Rousseau che tanto abbiamo amato in passato (sì ma il flauto dov'è ??) e quella dei brani cantati da Jorg Fischer, che al contrario mi lasciano abbastanza perplesso. "Waterfront", la dolcissima ed evocativa "Retreat", "Halland" e "Amour Fou" sono brevi ma coloratissimi quadretti costruiti intorno alla chitarra di Jorg Fischer ed alle tastiere, proprio come ai vecchi tempi. Ma "If This Is Heaven" ? E "Back In These Arms" e "Through"? A me sembrano canzoncine country-pop alla Tom Petty, certamente ben suonate e dal motivo anche piacevole, ma prive di quel fascino e di quel gusto in grado di regalare le emozioni "progressive" che mi sarei aspettato dai Rousseau.
Mi rincresce doverlo dire, ma "At The Cinema" sancisce un ritorno tanto gradito quanto deludente, perché pur essendo discreto nei contenuti, lo è molto meno nella forma. Se alcune prog-bands del passato stanno ribussando alla porta in questa veste, allora preferisco rimanere chiuso in casa.
In the last few years we have seen a come back of interest for progressive rock and some old bands took advantage coming back in the prog scene, even if not always with good results.
Rousseau (from Germany) recorded three beautiful albums in late seventies/early eighties, though music business never gave them the success they would have deserved.
Now they're back with "At The Cinema": the line-up is the same except the new bassist Dieter Beermann and the label Musea is the same too. We could say that "it's better not to change a winning team". Unfortunately the most important thing is music and I must say that most of the songs sound really different.
"At The Cinema" can be divided into two sides: the instrumental tracks as "Waterfront", the sweet and evocative "Retreat", "Halland" and "Amour Fou" are very close to "those" Rousseau we learnt to love about twenty years ago. On the contrary what can I say about "If This Is Heaven", "Back In These Arms" and "Through"? They seem to me country-pop songs a-la Tom Petty, I mean good songs but many miles far from "progressive" emotions Rousseau should have given me.
So, welcome back guys, but I wanted more (where's flute ???) from "At The Cinema"!!

Luca Alberici