RING OF MYTH
WEEDS (2005)

U.S.A.
GENRE: PROG
LABEL: UNICORN DIGITAL
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REVIEWED: 2005 OCTOBER 27TH
RATING: 45/100
 

 

La pessima impressione che tempo addietro ebbi del secondo disco del trio americano Ring Of Myth non è stata certo una confortante premessa all'ascolto di questo terzo lavoro, intitolato "Weeds" e da poco uscito per la Unicorn Digital.
Non vi nascondo di aver sperato che il cambio di scuderia potesse sortire lo stesso effetto del cambio di allenatore per una squadra delusa dai risultati sportivi sino li ottenuti.
Putroppo devo constatare che, di nuovo, non ci siamo: "Weeds" porta avanti le medesime "idee" presenti in "Unbound", con una linea di demarcazione tra complessità formale e confusione che, tristemente, appare molto sottile e fragile.
Le dieci tracce mostrano una palese derivazione di scuola Yes, fatta di cambi di tempo tanto prevedibili quanto forzati ed alcuni tentativi di raggiungere livelli di sinfonismo appena accettabili. La stessa voce di Danny Flores cerca di emulare i timbri tanto cari all'appassionato di prog sinfonico, ma come avrete intuito, tutti questi tentativi si rivelano autentici buchi nell'acqua e peggiorati ulteriormente dai temi chitarristici di George Picado che, invece di mettere ordine e di inventare qualcosa di apprezzabile, crea ancor più confusione e spesso si fa tentare da un'eccessiva durezza prog-metal.
Ma il dato più triste è che, nonostante i miei apprezzabili sforzi, non sia stato in grado di salvare nessuno (sottolineo nessuno) dei brani qui presenti, operazione che di solito mi riesce anche al cospetto di dischi inutili ed inconcludenti.
Un disco ed un gruppo che desidero dimenticare in fretta.
I listened to Ring Of Myth music for the first time when "Unbound" was released in 1996 and I still remember I was a little disappointed by the music of this trio from Usa.
When I got a copy of their latest work called "Weeds" under Unicorn Digital, I hoped the change of label (..and what a label !!!) could improve their music and satisfy me, but unfortunately it didn't happen.
"Weeds" brings ahead the same ideas and sounds of the previous album where the dividing line between complexity and confusion is really thin and fragile. This album is a failed attempt to play in the Yes vein, but the changes of mood are forced and so predictable; Danny Flores voice is quite disturbing and George Picado's guitar adds confusion to a confused foreground.
I usually find something interesting even inside the worst album, but not here.

Luca Alberici