PORCUPINE TREE
FEAR OF A BLANK PLANET (2007)

UK
GENRE: PROG
LABEL: ROADRUNNER
WEBSITE: PT Official
REVIEWED: 2007 JULY 19TH
RATING: 75/100
 

 

Ho sempre accolto positivamente le varie metamorfosi che la musica dei Porcupine Tree ha subito negli ultimi 10 anni di carriera. Dalla svolta di "Stupid Dream", allorquando Steven Wilson decise di dilatare meno le composizioni, svuotandole in parte delle lungaggini spazial-psichedeliche e trasformandole in canzoni più brevi, più rock e più immediate, fino all'ulteriore sterzata di "Lightbulb Sun" che spaventò non poco molti fans, trovatisi di fronte ad un disco ancor più leggero e, talora, addirittura pop-rock. Poi la successiva svolta, quella dell'aumento dei decibel e delle schitarrate metal, insomma quella di "In Absentia" e "Deadwing", ma anche la contemporanea nascita di nuovi progetti extra-PT, dal pop sinfonico dei Blackfield al minimalismo elettronico dei No Man.
Perdonerete il lungo preambolo ma era solo per rammentare la solida reputazione che il loro leader Steven Wilson si è saputo costruire, quella cioè di compositore ed artista eclettico ed intelligentemente avvezzo ai cambiamenti, ed è proprio da qui che parto per giustificare il fatto che l'ultima fatica "Fear Of A Blank Planet" mi abbia, seppur solo parzialmente, deluso.
Dopo gli ultimi due dischi sostanzialmente simili sia nella forma che nella qualità, mi sarei aspettato un ulteriore evoluzione, non una terza riproposizione ben fatta ed eseguita (sia chiaro eh !!) delle stesse idee e delle medesime sonorità; addirittura speravo che la presenza di Robert Fripp (King Crimson) e di Alex Lifeson (Rush), fans dichiarati della musica del Porcospino, riuscisse a portare una ventata di novità. Niente da fare.
I tre brani più rappresentativi del lavoro sono la title-track iniziale, dalla ritmica incalzante e con la chitarra che graffia; la suite "Anesthetize", pur nella sua discontinuità e nelle sue eccessive deviazioni thrash-metal, si fa ascoltare con piacere e non stanca. La stessa "Sentimental" punta dritta al cuore ed, anzi, l'avrei vista bene anche inserita nell'ultimo Blackfield; peccato che nella sua parte finale ripropone lo stesso tema già sentito in "Trains".
Il disco è complessivamente bello, ma non incanta più, non è all'altezza della loro reputazione perché centrifuga più o meno le stesse idee già proposte; passi pure, come si usa in questi casi, la definizione di disco di transizione a patto che la transizione sia finalmente giunta al termine: ora auspicherei un'ulteriore svolta e non mi interessa in quale direzione, lascio volentieri la scelta all'estro ed alla sensibilità del grande artista apprezzato in questi anni e che in questa occasione, diciamolo, è un po' mancato.
INTRODUCTION
Every kind of introduction is useless: we're talking about Porcupine Tree, one of the most acclaimed and successful bands of the last decade.
SOUNDS LIKE ...
Just like the last two releases, "Fear Of A Blank Planet" goes on with the same formula "metal meets psychedelic sound".
POINTS OF INTEREST
If you liked the recent and more metal sound of the previous two albums, you won't be disappointed, because the new stuff is as good, more or less. The title-track, "Anesthetize" and "Sentimental" makes the new album worth-having.
WEAK POINTS
After the release of "In Absentia" and "Deadwing" I would have expected a further step ahead, a further development of the PT sound. Nothing ! Unfortunately, even some themes remind me old PT stuff and it's not a good thing. One example is the ending part of "Sentimental", very close to the main theme of "Trains". Do you remember ?
FAVOURITE TRACKS
"Fear Of A Blank Planet"
"Anesthetize"
"Sentimental"
RECOMMENDATION
As many critics do in these situations, we can call "Fear Of A Blank Planet" a transition album. I really hope this transition period is ended, at last. No doubt about it's another involving album but I must admit my expectations were much higher.

Luca Alberici

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