PETER GABRIEL
UP (2002)

UK
GENRE: PROG
LABEL: VIRGIN
WEBSITE: OFFICIAL PG
REVIEWED: 2003 JUNE 1ST
RATING: 70/100
 

 

Ogni volta che Peter Gabriel si concede al suo pubblico con l'uscita di un nuovo album, evento per la verita' sempre meno frequente, io personalmente accolgo il suo ritorno con la consapevolezza della sua indubbia statura artistica e quindi della sua imprevedibilita' che fanno di Peter un artista di cui avere rispetto, quasi timore, addirittura sudditanza psicologica. Nel senso che viene quasi spontaneo perdonargli qualche piccola o grande sbavatura, qualche eccesso ed anche alcune licenze artistiche poco credibili che negli ultimi tempi l'hanno portato a fare scelte stilistiche discutibili ma indubbiamente coraggiose.
In effetti questa sua ultima fatica discografica, intitolata ermeticamente "Up" per rispettare la tradizione, mi ha confermato quanto pensavo dell'ultimo Gabriel.
Se "So" era più orientato alla ricerca dell'hit-single ed "Us" mostrava un timido tentativo di andare oltre, "Up" ha sicuramente il merito di andare decisamente oltre, alla ricerca del brano raffinato e molto meno radiofonico.
Tracce di "Us" sono ancora indentificabili in "Growing Up", ma "Sky Blue", "No Way Out" e "I Grieve", sono gli esempi più lampanti di quanto ho appena detto: qui, infatti, la ricerca dell'atmosfera rilassata e del racconto a bassa voce viene prima di qualsiasi tentazione commerciale ed il risultato non è certo dispezzabile. Ciò che invece mi lascia perplesso e non mi consente di dare una valutazione decisamente positiva al disco è l'uso eccessivo di alchimie tecnologiche e di plastificazione sonora (soprattutto la batteria nei brani più ritmati) oltreché qualche preoccupante caduta di stile (vedi soprattutto "The Barry Williams Show", un brano tanto stucchevole quanto stupido e "More Than This").
Insomma non è per rispetto e cieca sudditanza che giudico comunque complessivamente buono "Up", quanto perché contiene materiale di tutto rispetto, un po' più intimistico e sperimentale che in passato. Tuttavia non vi nascondo che a metà disco vengo spesso sopraffatto dalla noia.
Everytime Peter Gabriel grants his audience a new studio album (a more and more exceptional case), I listen to it with a depp sense of respect for one of the greatest artist of the last 30 years. Usually I also tend to forgive him for something I don't like in his albums but in spite of all that I can't lose my critical spirit trying to forget whose album I'm reviewing.
"Up" is the last Peter's album, quite different from his previous ones. I mean his style is unmistakable but if "So" was so hit-single oriented and "Us" tried to go beyond a little, "Up" really goes beyond in search of a more refined track and less for airplay. Only few examples: "Growing Up" could have taken from "Us" while "Sky Blue", "No Way Out" and "I Grieve" confirm what I said before. Here Peter mostly looked for the right atmosphere and he preferred to tell a tale speaking in a low voice.
Altogether "Up" is a good and very enjoyable album but my deep respect for Peter doesn't prevent me from bringing out the main lacks: firstly I don't like some sounds made of plastic and probably sons of his true love for technology. Secondly I can't understand how a so great artist could write bad songs like "The Barry Williams Show" and less "More Than This").
Finally the album is a little boring in some parts of it, but maybe it's the right price to pay being a more experimental album.
Not bad but I'm not completely satisfied.

Luca Alberici