- Nella vita è
preferibile essere solari, positivi e sempre più inguaribili ottimisti;
si vive meglio e si affronta la vita con più slancio ed energia.
Ma nella musica e nell'arte in generale le cose cambiano: le migliori espressioni
artistiche sono state spesso dettate ed ispirate da sentimenti negativi
come la malinconia, la depressione ed il pessimismo. E' questo il caso di
"Kallocain", opera seconda dei Paatos, un disco molto malinconico
e non propriamente progressivo ma che piacerà sicuramente al pubblico
progressivo, da sempre avvezzo alle traduzioni in musica di questa particolare
attitudine. Poi ci si ricorda che i Paatos sono svedesi e che quindi l'aria
cupa ed ombrosa che aleggia pesantemente sul lavoro è scritta nel
codice genetico di molti gruppi scandinavi. Rispetto a "Timeloss",
il primo disco, le canzoni si sono molto accorciate e parzialmente svuotate
di alcune soluzioni più ostiche: sono rimasti i frequenti loop elettronici
ed una prevalente atmosfera psichedelica, messa sicuramente in risalto da
Steve Wilson (Porcupine Tree) che ha prodotto il lavoro. Le ritmiche sono
statiche, cadenzate ed oscure, con frequenti concessioni sia alla folk che
alla pop-music raffinata e sono convinto che se brani come "Holding
On", "Absinth Minded" oppure "Look At Us" potessero
godere di una promozione su larga scala entrerebbero nei cuori dei ragazzi
di questa nuova generazione un po' disturbata. La voce di Petronella Nettermalm
è uno degli elementi più positivi del disco, quasi sempre
sussurata ed eterea che da il meglio di sé nelle splendide "Stream"
e "Won't Be Coming Back". Ascoltando la conclusiva "In Time",
l'accostamento ai Sigur Ros potrà apparire un po' forzato (e certamente
lo è perché qui non si rasenta mai la depressione islandese)
ma non certo inverosimile.
Nel complesso, quindi, l'album mi ha convinto ed ammaliato, scorre con estrema
facilità ed i brani sono tutti di buon livello, sebbene manchino
di elevatissimi picchi di creatività. Ascolto consigliato soprattutto
in cuffia e molto adatto in queste grigie giornate autunnali di ottobre.
- It's really better
to live our lives with a positive and optimistic approach, facing each day
with a fit of enthusiasm and energy. But generally things can change if
we talk about art and music: some of the best art works of history have
been inspired by feelings like melancholy, sadness and pessimism. That's
the case of "Kallocain", the second Paatos album, ruled by dark
and gloomy atmospheres in perfect swedish (or scandinavian) style. The tracks
are shorter and overall less complex than in the first album, but we find
again a strong use of electronic loops and a prevalent psychedelic feeling
(Steve Wilson produced the album and his touch is absolutely recognizable).
The music flows with stillness, rhythms are slow with usual folk-pop touches.
I think that songs like "Holding On", "Absinth Minded"
or "Look At Us" could head the international charts thanks to
a wide promotion. The female voice of Petronella Nettermalm is really fantastic:
it's always whispered and so clean, reaching its best performance on "Stream"
and "Won't Be Coming Back". Finally, "In Time" is a
closing song in the vein of the most depressed Sigur Ros.
I liked "Kallocain" very much, so it deserves to be heard especially
by using headphones and so suitable for these grey days of October.
Luca
Alberici
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you a different point of view? Please write
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