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- Come è puntualmente accaduto negli ultimi anni, scrivere di una nuova puntata della saga Nemo per il sottoscritto significa decantare le lodi di questo gruppo francese capitanato da JP Louveton. Un quintetto che, dopo la bellezza di cinque uscite discografiche, ormai considero la migliore espressione del rock progressivo che incontra il metal (scusate ma, parlando dei Nemo, non riesco a farli rientrare nella famiglia prog-metal …)
“Barbares” è la loro sesta fatica, nuovamente sotto forma di concept-album e dalla rinnovata ottima qualità sia tecnica che compositiva. Manca solo la novità, un cambiamento anche lieve di direzione che avrebbe rinfrescato la loro immagine e la loro musica.
Il meglio viene fuori come sempre nei brani più lunghi e dilatati, dove l’asse portante ed inossidabile Louveton (chitarra) – Fontaine (tastiere) ha lo spazio sufficiente per costruire le sue fini architetture prog-jazz-metal ormai diventate marchio di fabbrica. A questo proposito, l’omonima suite, divisa in sette parti, è riuscita piuttosto bene con la solita alternanza tra momenti più tirati ed altri più meditativi e rilassati. La sorpresa, l’unica del disco, viene dall’utilizzo del flauto suonato da Fontaine e da una venatura folk, concentrata nella prima parte della suite, che sinora i Nemo non avevano mai sperimentato.
La più breve “19:59” ha un riff portante di chitarra killer, di quelli che ti entrano in testa e faticano a uscire: uno degli episodi più riusciti dell’intera discografia dei Nemo.
Una conferma !
Luca
Alberici
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