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- Sarà stata l’intensa attività di discografico con la sua etichetta Unicorn Digital che ha impedito a Michel St-Père di realizzare il successore di “Destiny?” datato ormai 1998. Ma lo scusiamo, avendo constatato la buona qualità media delle uscite Unicorn dell’ultimo decennio.
“Beneath The Veil Of Winter’s Face” sancisce il ritorno dei Mystery in grande stile: un artwork ricco e accattivante, un nuovo cantante, tale Benoit David proveniente da una cover-band degli Yes e 10 canzoni che tra alti e bassi impressionano positivamente.
Il genere proposto si colloca tra l’Aor, il new-prog ed il pomp-rock con una chiara e profonda attitudine alla melodia. L’iniziale “As I Am” ne è il manifesto: giro di tastiere arioso e ritornello canticchiabile.
Il gruppo sa anche strapparci qualche lacrimuccia con “Snowhite”, con quel suo giro melodico accattivante ma che sa di vagamente familiare. “Travel To The Night” è il paradiso degli amanti del pomp-rock ritmato e riscaldato da un persistente tappeto di tastiere.
Arrivati a metà disco, la noia non ha ancora avuto la meglio ed è già una buona notizia. La voce di Benoit David è ben impostata ma un po’ strillata ed acuta e raggiunge il suo punto più basso in “The Scarlet Eye”, brano, peraltro, dispensabile da tutti i punti di vista.
Ma il disco si riprende subito e segnalo la dolce ballata “The Sailor And The Mermaid” (e la melodia, di nuovo, ha qualcosa di familiare) e la conclusiva “The Preachers Fall”, forse il brano più rock e più trascinante del lotto.
“Beneath The Veil Of Winter’s Face” è un disco leggero, vivamente sconsigliato a chi ama tempi dispari ed improvvisazioni, ma tutt’altro che banale e tutt’altro che costruito per resistere ad un paio di veloci ascolti.
Welcome back !
Luca
Alberici
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