- I Moongarden sono tornati
e la notizia non può che rallegrare quanti hanno apprezzato i tre
album sinora realizzati dal gruppo mantovano, senza peraltro considerare
i progetti paralleli ed altrettanto validi del loro leader Cristiano Roversi.
Già dalla copertina si evince che "Round Midnight" è
un disco di rottura con il passato ed anche dopo un veloce ascolto non si
può certo negare che i Moongarden non abbiano finalmente trovato
un proprio stile, forse ancora lontano dall'essere unico, ma sicuramente
distintivo, che definirei sommariamente come un'interpretazione un po' più
intimista e melodica del moderno post-rock.
"Round Midnight" non ha più quelle tinte giocose e disimpegnate
degli inizi ad eccezione di qualche eco lontano nel finale di "Nightmade
Concrete" e nella genesiana "Oh, By The Way, We're So Many In
This City…" dove la voce di Luca Palleschi si impregna di timbriche
gabrieliane. In verità si sono anche smarrite le tracce della soffice
ed intima leggerezza di "The Gates Of Omega".
E' un disco che guarda più al futuro che al passato e solo per questo
dimostra molto coraggio: è più controverso, sofferto, dalle
trame musicali più ostiche, sfuggenti ed ambiziose, all'interno delle
quali persino la voce sopraffina di Luca Palleschi rimane imbrigliata.
I bellissimi assoli di chitarra di David Cremoni (quelli si, sempre di scuola
neo-prog) nobilitano quasi tutti i nove brani e rappresentano forse l'unico
vero legame con il passato; tuttavia l'evoluzione stilistica dei nuovi Moongarden
è così evidente che in talune circostanze i suoi solismi fanno
fatica ad integrarsi con il contesto.
Oltre ai brani già menzionati, sono ottime sia l'iniziale title-track
dal ritornello abbastanza immediato che la successiva "Wounded",
mentre "Killing The Angel" (vagamente alla Finisterre) non convince
molto.
Se finora sono rimasto un po' troppo sul descrittivo, aggirando abilmente
l'incombenza di dovermi sbilanciare con un giudizio complessivo è
perché il mio rapporto con questo disco è stato subito difficile:
sotto la mia lente "Round Midnight" è stato dapprima una
delusione, poi un discreto disco, infine un buon disco ma che non riesce
tuttora ad entusiasmarmi.
Mi viene in soccorso il sempre odioso confronto con la media dei prodotti
di recente uscita; i Moongarden ne escono vincitori ai punti, ma rimane
l'imbarazzo di dover ammettere che o qualcosa mi sfugge oppure che "Round
Midnight" non riuscirà mai ad entusiasmarmi.
- Moongarden is back
with a new album that will make happy everyone who liked their previous
three albums.
But "Round Midnight" is an album breaking with the past and nobody
can deny that Moongarden is looking for a personal style: the new prog attitude
of "Moonsadness" is really far from here, but also the most recent
"The Gates Of Omega" with its intimate lightness can't be compared
to this new effort.
So, "Round Midnight" bravely looks to the future with more complex
and post-rock melodic lines (though not so hard to swallow). I think the
only links to the past are the Genesis-like "Oh, By The Way, We're
So Many In This City…" with a great vocal performance by Peter
Gabr…oopps Luca Palleschi, "Nightmade Concrete" and the
overall guitar works by David Cremoni. Others favourite tracks are the opening
title-track and "Wounded".
Yes I know , this seems to be a review about a wonderful album: as a matter
of fact I've been in trouble with "Round Midnight" since my first
approach to it. From the beginning to the end I found only few unforgettable
moments and I couldn't deeply fall in love with it. I appreciate when a
band change the way and explore something new, so my expectation wasn't
to listen the second part of the wonderful "The Gates Of Omega".
Here I found high skills, refined music and high ambitions but after fifteen
listenings my enthusiasm doesn't grow …..
Luca
Alberici
Have
you a different point of view? Please write
me !!!