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- Inutile nascondere che “Petali di fuoco” fosse una delle uscite discografiche 2010 più attese dagli appassionati di rock progressivo. Nata nel 2002 come side-project attorno al catalizzatore Fabio Zuffanti, nel corso degli anni la Maschera di Cera è diventata una collaudata e richiestissima macchina da concerti a livello internazionale sulla scorta di tre dischi di notevole fattura, concepiti con l’intenzione di riprodurre lo spirito del pop italiano degli anni settanta.
“Petali di fuoco” presenta tre novità importanti: l’inserimento del bravissimo Matteo Nahum alle chitarre, arrivato a materiale già pronto e che ha saputo arricchire, smussare ed impreziosire le canzoni conferendo loro maggiore leggerezza, profondità e (consentitemelo) un vago tocco new-prog. Poi, per la prima volta si è spezzato l’asse compositivo Zuffanti/Macor con il coinvolgimento in fase di scrittura di tutti i componenti del gruppo. Infine, registriamo un complessivo alleggerimento delle trame sonore, complice anche una maggiore ricerca della forma canzone.
Problemi ? Disturbi ? Qualcuno avrà bofonchiato che il vero prog predilige le lunghe distanze e le complesse complessità. Chi scrive considera la capacità di sintesi un dono, una virtù e se si riesce a proporre una musica colta ed evoluta in pochi minuti è probabile che ci si guadagni l’accesso al paradiso.
Il disco è senza dubbio più leggero, assimilabile e quindi dal potenziale commerciale enorme, ma il trademark MDC è rimasto immutato. Il fatto che le mie due figlie di 8 e 10 anni mi abbiano intimato di portarle ad un concerto della MDC dopo aver ascoltato “Fino all’aurora”, “Discesa” e “Agli uomini che sanno già volare” è certamente emblematico. I casi sono due: o le mie figlie hanno gusti musicali evoluti e sopraffini oppure andrebbe ridimensionata la valenza artistica delle succitate canzoni. Bene, sappiate che nutro grande considerazione e stima per le mie figlie ….
Una grande conferma delle capacità compositive ed esecutive con pochissime ed insignificanti sbavature, rendono “Petali di fuoco” un disco da avere e da ascoltare svariate volte sempre con rinnovata soddisfazione.
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Luca
Alberici
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