Anno 1992 d.c: dalla
grigia ed umida Inghilterra c’è un nuovo nato. Si chiama Landmarq e promette
un contributo attivo e determinante alla causa progressive del Regno Unito.
Il suo tutore, nonché guida spirituale, di nome fa Clive "faccio tutto
io" Nolan (già molto conosciuto alla corte dei Pendragon) e promette
aiuto, sostegno e promozione ma solo nei primi e più difficili anni di vita.
"Solitary Witness" è l’opera prima, da molti considerata il capolavoro,
anche se a tratti emergono stralci di inesperienza e di acerbità, ma anche
molta spontaneità e libertà espressiva, tipica virtù degli album d'esordio.
Come già anticipato,
Nolan firma la quasi totalità dei brani, anticipando in modo eloquente l’inesauribile
vena creativa che metterà a disposizione degli Arena negli anni successivi.
"Killing Fields" apre le danze e può essere considerata come il
prototipo strutturale della Landmarq song: uno scheletro con articolazioni
molto robuste sorregge una trama melodica fluida ed ariosa. Sono personalmente
molto legato a questo brano, non solo per la sua bellezza, ma anche perché
è quello con cui li ho ascoltati per la prima volta e che mi ha "costretto"
all’acquisto dell’album.
"Forever Young"
non si distingue in particolare per il tema principale (abbastanza easy)
quanto per il lungo break strumentale di sola chitarra: Uwe D’Rose da il
meglio di sé ed è abilissimo a mantenere una pulizia sonora senza eguali.
Bravissimo.
"April First"
è interamente strumentale e strutturalmente molto orientata verso territori
classici, soprattutto per merito del pianoforte di Steve Leigh.
Il mio entusiasmo è
già alle stelle. La voce di Damian Wilson è pirotecnica e contribuisce attivamente
all’economia di ogni canzone, come in "Foxing The Fox", dove non
brilla molto la musica ma la performance vocale è di notevole spessore.
Damian è il singer che ogni prog band vorrebbe avere con sé.
Un’introduzione dal
sapore orientale apre "Terracotta Army" ispirata al ritrovamento
in Cina di un numero impressionante di antiche statuine interamente fatte
a mano e completamente diverse l'una dall'altra: l’andamento è molto cadenzato
ed evoca i misteri di civiltà passate. "Freefall" è il secondo
motivo strumentale, una splendida fuga di tastiere e chitarra con una trama
complessa ed intrigante. Se "Tippi Harden" è il brano meno interessante,
in coppia con la conclusiva "Borders", altrettanto non si può
dire di "After I Died Somewhere", dove il duo Wilson/D’Rose ci
da un saggio delle sue capacità. Nella prima parte è Damian Wilson che si
rende protagonista di una malinconica e toccante interpretazione, che nella
seconda parte si trasforma nella magica chitarra di Uwe per il gran finale.
Dopo tanti aggettivi
spesi a lodare l’album, la conclusione viene abbastanza spontanea: l’invito
è quello di avvicinarsi ai Landmarq con la consapevolezza di poter trovare
una musica fatta di contenuti ed emozioni. E questo esordio è proprio il
modo più giusto per cominciare il percorso.
Year
1992: in England there’s a new born. It’s called Landmarq and will fight
under english progressive rock flag.
Mostly
written by Clive "I’m Everywhere" Nolan, "Solitary Witness"
is Landmarq’s debut album and probably their best. I love their music, because
it’s clear, melodic and with very good songs. Even if the songwriting is
essential for a good album, It’s better if you have capable musicians. And
they have, believe me ! Damian Wilson, Uwe D’Rose and Steve Leigh guarantees
an excellent result.