LANDMARQ
SOLITARY WITNESS (1995)

UK
GENRE: NEO-PROG
LABEL: SI MUSIC
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REVIEWED: 2002 JANUARY 3RD
RATING: 90/100
 

Anno 1992 d.c: dalla grigia ed umida Inghilterra c’è un nuovo nato. Si chiama Landmarq e promette un contributo attivo e determinante alla causa progressive del Regno Unito. Il suo tutore, nonché guida spirituale, di nome fa Clive "faccio tutto io" Nolan (già molto conosciuto alla corte dei Pendragon) e promette aiuto, sostegno e promozione ma solo nei primi e più difficili anni di vita. "Solitary Witness" è l’opera prima, da molti considerata il capolavoro, anche se a tratti emergono stralci di inesperienza e di acerbità, ma anche molta spontaneità e libertà espressiva, tipica virtù degli album d'esordio. 
Come già anticipato, Nolan firma la quasi totalità dei brani, anticipando in modo eloquente l’inesauribile vena creativa che metterà a disposizione degli Arena negli anni successivi. "Killing Fields" apre le danze e può essere considerata come il prototipo strutturale della Landmarq song: uno scheletro con articolazioni molto robuste sorregge una trama melodica fluida ed ariosa. Sono personalmente molto legato a questo brano, non solo per la sua bellezza, ma anche perché è quello con cui li ho ascoltati per la prima volta e che mi ha "costretto" all’acquisto dell’album.
"Forever Young" non si distingue in particolare per il tema principale (abbastanza easy) quanto per il lungo break strumentale di sola chitarra: Uwe D’Rose da il meglio di sé ed è abilissimo a mantenere una pulizia sonora senza eguali. Bravissimo.
"April First" è interamente strumentale e strutturalmente molto orientata verso territori classici, soprattutto per merito del pianoforte di Steve Leigh.
Il mio entusiasmo è già alle stelle. La voce di Damian Wilson è pirotecnica e contribuisce attivamente all’economia di ogni canzone, come in "Foxing The Fox", dove non brilla molto la musica ma la performance vocale è di notevole spessore. Damian è il singer che ogni prog band vorrebbe avere con sé.
Un’introduzione dal sapore orientale apre "Terracotta Army" ispirata al ritrovamento in Cina di un numero impressionante di antiche statuine interamente fatte a mano e completamente diverse l'una dall'altra: l’andamento è molto cadenzato ed evoca i misteri di civiltà passate. "Freefall" è il secondo motivo strumentale, una splendida fuga di tastiere e chitarra con una trama complessa ed intrigante. Se "Tippi Harden" è il brano meno interessante, in coppia con la conclusiva "Borders", altrettanto non si può dire di "After I Died Somewhere", dove il duo Wilson/D’Rose ci da un saggio delle sue capacità. Nella prima parte è Damian Wilson che si rende protagonista di una malinconica e toccante interpretazione, che nella seconda parte si trasforma nella magica chitarra di Uwe per il gran finale.
Dopo tanti aggettivi spesi a lodare l’album, la conclusione viene abbastanza spontanea: l’invito è quello di avvicinarsi ai Landmarq con la consapevolezza di poter trovare una musica fatta di contenuti ed emozioni. E questo esordio è proprio il modo più giusto per cominciare il percorso.
Year 1992: in England there’s a new born. It’s called Landmarq and will fight under english progressive rock flag.
Mostly written by Clive "I’m Everywhere" Nolan, "Solitary Witness" is Landmarq’s debut album and probably their best. I love their music, because it’s clear, melodic and with very good songs. Even if the songwriting is essential for a good album, It’s better if you have capable musicians. And they have, believe me ! Damian Wilson, Uwe D’Rose and Steve Leigh guarantees an excellent result.

Luca Alberici