L.A. COWBOYS - ENDLESS SUMMER (1995)

U.S.A.

GENRE: POP-AOR

LABEL: EMI JAPAN

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REVIEWED: 2001 DECEMBER 20TH

RATING: 90/100

 

"Endless Summer" è il primo ed unico album degli americani L.A. Cowboys e per diversi anni dopo la sua uscita nel 1998 è stato anche introvabile perché di stampa esclusivamente giapponese. Io sono riuscito ad ascoltarli per la prima volta nel 1999 grazie ad una duplicazione su cassetta gentilmente offertami da un amico. Ma finalmente l’anno scorso la sensibilità ed il fiuto di Aor Heaven, il noto cd shop on-line tedesco, ha ristampato l’album per la grande gioia di tutti i fan del Westcoast-pop.
Gli L.A.C sono composti da Wayne Nelson, bassista, ex- Little River Band ed impegnato anche come lead vocals e James Studer alle tastiere e voce: ebbene sono loro gli autori di questo eccellente mix tra Aor, Pop e westoast sound. Le influenze più evidenti ed illustri sono sicuramente Chicago e Toto.
Ciò che veramente impressiona di quest’album è il livello qualitativo medio di tutte le 10 tracce: l’iniziale "Tokyo Woman" ha un ritmo incalzante con un lavoro di basso molto in evidenza ed un ritornello mozzafiato, splendido biglietto da visita.
Puro easy listening è anche "1000%", molto ritmata e con un refrain molto catchy. 
La successiva "Aubree’s Melody" è in assoluto la mia preferita, una ballad molto soft con una linea melodica che va dritta al cuore (molto consigliata come sottofondo per un incontro galante).
"Say You Love Me" non può essere considerata un passo falso ma il ritornello è un po’ ripetitivo sulla distanza. 
"Holding Back The Tears" contiene l'Abc della pop ballad e per questo non servono tanti ascolti per innamorarsene. Qui è Richard Bryant a cantare e non è certo l'unico ospite illustre che contribuisce alla grandezza dell'album: hanno collaborato anche artisti del calibro di Mick Fleetwood, George Hawkins e Joseph Williams, quest'ultimo alle prese con le parti vocali di "Something In My Heart". Mi limito a segnalare ancora solo "Terra", un brano che sprizza positività da tutti i pori e che si lascia ascoltare con grande piacere.
Se siete alla ricerca di un disco dove predominano improvvisazione e ricerca sonora, rivolgetevi pure altrove perché qui regnano incontrastate trame semplici, lineari , forse banali ma sicuramente appaganti. Ed ogni tanto ci vuole...
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Luca Alberici