- Assai compiaciuto
della bellezza di "Ballet", il brano incluso in una delle compilation
del catalogo Musea, non ci ho messo molto tempo a procurarmi una copia dell'esordio
di questo gruppo proveniente dalla Norvegia ed uscito nel 2001.
I Kvazar appartengono a quella che amo definire "The dark side of Scandinavian
prog" ovvero quella corrente prog tipicamente nordeuropea che predilige
le atmosfere rarefatte, meditative, malinconiche e che ha visto come capostipiti
i vari Anekdoten e Landberk.
Niente male come discepoli !! Questi tre musicisti confezionano un debutto
di assoluto rilievo , certamente in linea con la scena appena descritta,
ma anche capace di ritagliarsi una nicchia musicale abbastanza personale.
E'stato dunque un vero piacere scoprire che a "Ballet" si sono
aggiunte altri brani assai convincenti e di alto spessore come "Mirror
Mask", "Whispering Forest", la conclusiva "Untitled"
ed altre.
La musica, che presenta parti cantate minoritarie, scorre in maniera fluida
ed evocativa con un potere descrittivo molto forte, nonché arricchita
di alcune accellerazioni moderate e di momenti di vero virtuosismo strumentale
guidato soprattutto dall'ottima prova del percussionista Kim A. Lieberknecht.
Sono convinto che "Kvazar" piacerà anche ai detrattori
di questo genere, che da costoro viene considerato noioso e soporifero nel
breve volgere di 2/3 brani; mi piacerebbe sfidarli ad una gara di sbadiglio
che - sono pronto a scommettere - finirebbe "a reti bianche".
Non c'è dubbio, infatti, che il disco riesca costantemente a mantenere
alta la soglia di attenzione dell'ascoltatore sia grazie ad una serie di
entusiasmanti evoluzioni strumentali sia per i numerosi e mai forzati cambi
di ritmo che portano il gruppo anche a sperimentare soluzioni vicino al
jazz ed allo space-rock. Semmai si può rilevare la voce non eccezionale
di Andre Jensen Deaya oppure la presenza di alcuni episodi meno convincenti
ma che non compromettono la riuscita globale dell'opera e la sua estrema
gradevolezza.
La cover del disco descrive bene la natura un po' oscura, misteriosa ed
onirica della musica ma che si dimostra anche sostanziosa e variegata. Insomma,
un album che risveglia le piacevoli sensazioni dell'appassionato del prog
anni settanta, magari sopite in occasione di uscite non altrettanto gratificanti.
Per me assolutamente un must-have imperdibile !!!!
- Really stunned by the
extreme beauty of "Ballet", the track included in one of the Musea
compilations, I got a copy of Kvazar debut album dated 2001, very soon.
This norwegian band belongs to "The dark side of scandinavian prog",
ruled by meditative and melancholic atmospheres typical of Anekdoten and
Landberk.
Mmmh, not bad as disciples. This trio learnt the lesson well and was also
able to introduce some distinctive and personal elements in their music.
So I was so happy to find that "Ballet" was not the only good
song inside. Also "Mirror Mask", "Whispering Forest"
and all the "Untitled" songs are pure gems.
Music, with some minority vocal lines, divinely flows alterning evocative
parts with some accelerations and an overall strong descriptive power. Everything
is enriched with fantastic virtuosisms especially thanks to the drummer
Kim A. Lieberknecht.
I'm pretty sure this album will be loved by all those who consider this
genre a boring example of progressive rock; there's nothing to do with bore
here with several changes of mood which bring the band to explore some jazz
and space-rock territories.
The album's cover describes very well the overall atmosphere you can breath,
that is a little bit dark, oniric and mysterious but also full of substance
and so varied.
"Kvazar" is one of my favourite debut album of the last decade.
Absolutely recommended !!!
Luca
Alberici
Have
you a different point of view? Please write
me !!!