INTERPOSE+
INTERPOSE+ (2005)

JAPAN
GENRE: PROG
LABEL: POSEIDON
WEBSITE: INTERPOSE+ official
REVIEWED: 2006 FEBRUARY 26TH
RATING: 80/100
 

 

Gli Interpose+ esistono già da diversi anni grazie al nucleo base composto dal chitarrista Kenji Tanaka e dal batterista Katsu Sato ma solo nel 2005 raggiungono il traguardo dell'esordio discografico.
Dopo aver ammirato se non la più bella, sicuramente la cover più accattivante ed inconsueta del 2005, leggo i crediti all'interno del booklet (peraltro un po' povero di informazioni) e noto il nome di Akihisa Tsuboy citato come ospite al violino: quindi il mio pensiero dapprima corre ai tre ottimi album dei connazionali KBB e poi, conseguentemente, le mie aspettative su questo ennesimo gruppo nipponico della Poseidon crescono in maniera esponenziale.
Dulcis in fundo, le aspettative vengono ampiamente confermate dai cinque brani che compongono l'album e che mostrano una vena molto vicina al prog sinfonico europeo degli anni settanta, ma con le varianti tipiche dei gruppi giapponesi, fatte cioè di contaminazioni folk, di jazz ritmato con l'altrettanto tipica maniacalità nelle esecuzioni, molto tecniche e senza la minima sbavatura.
La chitarra di Kenji Tanaka non manca di mettersi spesso in evidenza, sin dall'iniziale "Aircorn" dove fa subito la sua comparsa anche il violino di Akihisa; ma Kenji si fa sentire ancor più efficacemente nella successiva "Dayflower", sicuramente la traccia più completa e gratificante dell'intero lavoro, così ricca di passaggi sinfonici, un'autentica gioia per gli appassionati dell'art prog più morbido e melodico.
"Zitensya" parte bene privilegiando un jazz ritmato di buona fattura ma cala vistosamente nella seconda metà per il modo in cui degenera in una fastidiosa cacofonia ed in una esibizione di tecnica troppo fine a se stessa.
"Koibumi" è costruita su un ottimo e lungo assolo di chitarra ed è accompagnata sia dai morbidi fraseggi pianistici che dalla voce di Sayuri Aruga, ben impostata ed intonata ma abbastanza noiosa e monocorde.
Più che degno il finale del disco con "Last Sign" dove prog sinfonico e space-rock si fondono meravigliosamente a dimostrazione che, a parte il parziale passo falso di "Zitensya", gli Interpose+ possono senz'altro vantarsi di aver realizzato un ottimo debutto che mi sento di consigliare a scatola chiusa.
One of the most beautiful cd cover seen last year introduces us the debut album of this japanese band called Interpose+. The band was born some years ago around the two original members Kenji Tanaka (guitar) and Katsu Sato (drums), but, as said before, the band recorded the debut album only in 2005.
Reading the credits inside the booklet I found the name of Akihisa Tsuboy (KBB) as guest on violin in some tracks: if you know Kbb's music you'll understand that's reliable of high quality and skilled performances.
I can say this album came up to my expectations: the five tracks show an inspired vein so close to the european symphonic rock of the seventies, as well as the usual (and typically japanese) jazz/folk contaminations. Besides, even the high-skilled executions follow the japanese tradition.
There are four great songs out of five: "Aircorn" (featuring Akihisa on violin), "Dayflower" (my favourite, so plenty of wonderful symphonic interludes), "Koibumi" (built around a long guitar solo enriched with fine piano themes) and "Last Sign" (where symphonic prog heavenly meets space rock).
"Zitensya" starts in a really positive way with a high class rhythmic jazz-rock but it moves too soon to an annoying cacophony.
In spite of this partial false move, I recommend the purchase of this high-class japanese piece of music.

Luca Alberici

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