Qualsiasi
appassionato di Hard Rock degli anni 70/80 conosce a memoria tutti gli avvicendamenti
dietro al microfono capitati a Deep Purple e Rainbow, gli incroci multipli,
i ripensamenti, le liti, i ritorni. Tutte personalità forti che dopo pochi
anni di convivenza con quell’altra personalità forte (e brutto carattere,
dicevano) di Ritchie Blackmore, se ne andavano sbattendo la porta. Glenn
Hughes, il cantante bianco con la voce nera, caratterizzò sia le parti vocali
che la sezione ritmica di basso dei Deep Purple di "Burn" e dintorni,
mentre J.L. Turner fece capolino nel periodo a mioparere più felice dei
Rainbow per ricomparire qualche anno più tardi nei Deep Purple del sottovalutatissimo
"Slaves And Masters". Due cantanti diversi, più black blues Glenn,
più rock Joe, entrambi di grande carisma e dall'ugola superdotata.
Prima
di ascoltare l'album mi sono domandato cosa ci si potesse aspettare da un
progetto che vede coinvolti due grandissimi cantanti rock e su chi o su
cosa avrei focalizzato la mia attenzione appena lo stanchissimo laser del
mio consumatissimo lettore cd avesse lambito il dischetto. Domande che potevano
sembrarmi ovvie ma che nascondevano il timore di trovarmi di fronte ad un
progetto di natura prettamente commerciale finalizzato unicamente a dare
una spinta alle rispettive carriere soliste, ultimamente poco brillanti
e mai gratificate da un consenso popolare decente.
Il
mio timore si è rivelato in parte giustificato perché su questo disco c’è
veramente poco da dire: un insieme di brani hard rock blues anni ‘80 di
pregevole fattura e ben suonati, la prova che questo doveva essere il palcoscenico
su cui far esibire le 2 ugole dei nostri beneamati e non importa se la scenografia
si fosse dimostrata povera e con pochi effetti perché nelle intenzioni questo
doveva essere un album vocal-oriented. Tutto ciò benché ad occuparsi delle
parti di chitarra troviamo ospiti veramente speciali come Paul Gilbert e
John Sykes.
Comunque
un buon album che serve da compendio per coloro che non hanno mai ascoltato
né Rainbow né Deep Purple (ma esistono ??) ma anche per i rock fans più
navigati che troveranno in brani come "Devil's Road", "Missed
Your Name" ed "On The Ledge" un piacevole ma forse non indispensabile
ritorno agli albori dell'hard rock. Se la piacevolissima "Mystery Of
The Heart" ci ricorda che J.L. Turner si trova più a proprio agio nei
brani più rock-aor e "You Can't stop Rock'n Roll" ci conferma
che invece Hughes è un cantante più blues, l'intero progetto, seppur non
trascendentale, si colloca sicuramente tra le migliori uscite del momento.
Hard
rock fans certainly know Deep Purple and Rainbow and the various singers
they had in their history. Glenn Hughes and J.L. Turner belongs to them,
two different voices, two different singing styles, more black-blues Glenn,
more aor-rock Joe.
Now
they're back after a couple of years of solo careers not so brilliant, I've
to say. When I heard of this project I immediately tought of a commercial
way to catch fans interest again, but it's only half true because this album
is quite good and their voices are really impressive (someone had any doubt
??). I like so much the aor of "Mystery Of The Heart" and the
bloody hard rock of "Devil's Road" and "On The Ledge".
There's
nothing else to say, this is a very enjoyable album, recommended to old
Rainbow and Deep Purple fans but also to younger rock fans to let them learn
what hard rock meant in the past.
Oh,
I was forgetting to say that all guitars section is played by Paul Gilbert
and John Sykes and it's not a slight detail !!!!