- Che il progressive
rock stesse pian piano recuperando vigore ed attirando l'interesse del pubblico,
se ne stavano accorgendo in molti. Ne abbiamo avuto la prova con la più
o meno recente resurrezione di alcuni gruppi degli anni settanta: l'ultima
in ordine di tempo è stata proprio quella degli americani Happy The
Man, che a distanza di 26 anni dall'ultimo (ed ormai oggetto di culto) "Crafty
Hands", si ripresentano con il pluriannunciato "The Muse Awakens".
La formazione originale è orfana solo del batterista rimpiazzato
da Joe Bergamini e di Kit Watkins, ormai da tempo impegnato a suonare tutt'altro
genere e sostituito da David Rosenthal, che i più attenti ricorderanno
prima nei Rainbow e poi negli ottimi Red Dawn.
La musa degli Happy The Man si è dunque risvegliata ed a giudicare
dalla qualità del materiale sembra che durante il sonno non abbia
perso le sue capacità ispiratrici. Soprattutto il gruppo non ha ceduto
alla tentazione di attualizzare troppo il proprio stile come drammaticamente
avvenuto ad alcuni loro colleghi; il disco infatti ci propone undici composizioni
molto efficaci che non hanno perso quell'alone di magia che avvolgeva le
note di "Crafty Hands" e che in parte dimostrano che il tempo
sembra proprio non essere trascorso: l'iniziale "Contemporary Insanity",
ma anche "Kindred Spirits" e "Maui Sunset" abbinano
molto bene la tipica sensibilità canterburiana con ambientazioni
jazz di notevole spessore. "Adrift" è un bellissimo quadretto
romantico per sassofono mentre "Shadowlites" è l'unico
brano cantato da uno Stanley Whitaker ancora decisamente in forma. Non ho
invece apprezzato granché la troppo ostica e fine a se stessa "Barking
Spiders" e "Slipstream" dove emerge una vena New Age banale
e scontata.
Il già citato David Rosenthal è senz'altro la novità
più gradita di questo ritorno perché sinceramente non mi sarei
mai aspettato un'integrazione negli HTM così veloce e produttiva.
Per la cronaca David firma ben tre brani.
"The Muse Awakens" è, dunque, l'ideale successore di "Crafty
Hands", eccellente per la buona qualità media del materiale,
il cui unico limite è forse l'assenza di un brano trainante che spicca
sugli altri. Consigliato.
- The recent
come-back to life of many progressive rock bands of the past is another
proof that this kind of music is catching more and more interest among the
audience. Happy The Man is the last renowned reunion: the american progsters
are back after 26 years of silence with a brand new album called "The
Muse Awakens". The original line-up is lacking of the drummer replaced
by Joe Bergamini and Kit Watkins who's currently playing a different kind
of music; David Rosenthal (Rainbow, Red Dawn) replaced him.
Well, HTM's muse finally awakens and I must say it's still really inspired.
The album features eleven good tracks that keep alive the same magic of
their greatest album "Crafty Hands". 26 years seem like yesterday
in the opener "Contemporary Insanity", a great instrumental track
but "Kindred Spirits" and "Maui Sunset" are even better:
they mix themselves their genetic canterburian feeling with jazz touches.
"Adrift" is a pure romantic picture for saxophone and keys.
Overall "The Muse Awakens" is the ideal follower of "Crafty
Hands", I dare say a more modern "Crafty Hands" with a very
good quality average. Its weakest point is the lacking of an unforgettable
song. Recommended.
Luca
Alberici
Have
you a different point of view? Please write
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