GRATTO
ANAKIN TUMNUS (2002)

U.S.A.
GENRE: PROG
LABEL: PMM
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REVIEWED: 2003 FEBRUARY 25TH
RATING: 65/100
 

 

Quattro musicisti, solo tre canzoni, "solo" 36 minuti di musica confezionati artigianalmente in un involucro di cartone avarissimo di note introduttive. Codesta apparente semplicità è tuttavia in netto contrasto con l'intricata e complessa proposta musicale di questi ragazzi americani dal nome bizzarro Gratto (almeno per i lettori italiani). "Anakin Tumnus" è il loro esordio inciso per la PMM (oltretutto di proprietà degli stessi Gratto), il tanto sospirato frutto di una travagliata esistenza della band che compose il materiale qui contenuto ben 4 anni prima e che per vari problemi è stato conservato al caldo nel cassetto.
Come dicevo non è un album semplice da ascoltare e la lunghezza dei tre brani poteva farlo presagire: è ricco di cambiamenti di ritmo e di atmosfere che mettono in risalto la notevole perizia tecnica dei musicisti. L'ascolto è consigliato a coloro che hanno i propri timpani ben allenati dai lavori di band come Echolyn, Flower Kings, Spock's Beard e King Crimson, le cui peculiarità consistono (o consistevano) nel dare la precedenza all'improvvisazione ed al tecnicismo. Ciascun brano comincia in un modo e finisce in un altro con le partiture della chitarra elettrica di Chris Rodler che sono spesso pesanti, a volte addirittura in modo eccessivo ma fortunatamente alternanate con regolarità a momenti più acustici e più assimilabili.
Delle tre tracce presenti, la conclusiva e lunghissima "Shift" mi sembra quella meglio costruita ed in grado di offrire i momenti di maggior propensione melodica all'ascoltatore. E' più varia e nello stesso tempo meno dispersiva.
Un prog all'americana, molto evoluto e tecnico, quindi, adatto agli ascoltatori più esigenti che non si spaventano di fronte ad un'architettura musicale molto elaborata, pesante e che poco o nulla concede al conformismo.
Un discreto debutto.
Four musicians, three long songs and 36 minutes of music "only" . This apparent simplicity is totally in contrast with the complexity you can find in "Anakin Tumnus"; so let me start by saying it's not easy listening and I recommend this album to everybody who usually feed their brains with Echolyn, Flower Kings, Spock's Beard and King Crimson music. Each track always starts and finishes in very different ways with a wise alternance of hard prog passages (Chris Rodler guitar is sometimes really heavy) and acoustic interludes.
I personally liked the final long track "Shift" above all: it shows not only an high skill of the four musicians but also a good taste and personality.
You'll like "Anakin Tumnus" very much only if you like the above mentioned bands.

Luca Alberici