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- Ci sono gruppi che affascinano, che ti rapiscono il cuore, benché razionalmente chi scrive ne riconosca i limiti ed anche l’ostentato autocitazionismo della loro proposta musicale.
Siamo nel campo dell’irrazionale, un’attrazione fatale a cominciare dalla scelta di un nome così bizzarro, God Is An Astronaut, dietro cui si celano tre ragazzi irlandesi, già autori di quattro lavori dal lontano 2002.
“Age Of The Fifth Sun”, sempre rigorosamente strumentale, è il loro quinto (se escludiamo l’Ep del 2006 “A Moment Of Stillness”) e ripresenta senza clamorose novità, quanto già sentito nei dischi precedenti.
Per i più distratti, l’impasto sonoro proposto dai God Is An Astronaut appartiene all’ormai grande famiglia del post-rock, genere che con il passare degli anni sta assumendo contorni sempre più indefiniti. Loro stanno decisamente contribuendo a questa evoluzione con l’inserimento di alcuni ingredienti aggiuntivi.
Alle consuete percussioni impastate ed industriali, il basso pulsante, le melodie un po’ ipnotiche ed una spruzzata di psichedelia, in questo nuovo lavoro troviamo anche una buona dose di space-rock, un non-so-chè di cosmico, che rende il tutto ancor più fluido e dilatato.
“Worlds In Collision” è un po’ la dimostrazione di quanto detto, il manifesto della musica dei GIAA.
Inutile dire che non hanno inventato niente: i Mogwai sono sempre dietro l’angolo e l’easy-listening di alcuni frangenti richiama addirittura i Muse.
Promossi nuovamente e devo ammettere che impressiona soprattutto la capacità del gruppo di evitare passaggi a vuoto, di non sbagliare un colpo, pur alle prese con un genere che è sempre a rischio stanchezza e ripetitività. Bravi !!
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Luca
Alberici
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