In seguito alla tanto
inesorabile quanto – a mio parere – ingiusta stroncatura del suo precedente
album, il virtuoso chitarrista irlandese ha deciso di fare un piccolo passo
indietro e riproporre un disco interamente blues. La scelta è molto discutibile,
ha il sapore del dietrofront, è come ammettere che il precedente "A
Different Beat" non avrebbe mai dovuto uscire sul mercato oppure che
è stato un errore cercare di esplorare nuovi territori musicali. Non è la
critica musicale che deve influenzare la libertà artistica.....
Però, come sempre,
è il contenuto musicale che conta ed il livello è fortunatamente discreto;
per "Still Got The Blues" ed "After Hours" si parlava
di eccellenza e quindi non era impresa facile incidere un altro disco blues
senza incorrere in qualche ripetizione e nei clichè di un genere musicale
che è caldo, intimo e passionale finché volete ma che certamente ha limitatissimi
margini di sviluppo.
Gary Moore è riuscito
– anche se solo parzialmente – in quest’impresa: diverse canzoni non aggiungono
nulla di nuovo, sono puri esercizi di genere mentre la conclusiva "Drowning
in Tears" consente all'intero lavoro di raggiungere dei livelli ampiamente
sopra la sufficienza. E' auspicabile che Gary intraprenda un processo di
evoluzione che lo conduca verso territori meno esplorati e prevedibili.