FINISTERRE
LA MECCANICA NATURALE (2004)

ITALY
GENRE: PROG
LABEL: IMMAGINIFICA
WEBSITE: Finisterre official
REVIEWED: 2005 APRIL 28TH
RATING: 85/100

 

I genovesi Finisterre si sono da poco riaffacciati sulla scena dopo lo scioglimento e diversi anni di silenzio. Con una grande voglia di rimettersi in gioco, hanno appena inciso "La meccanica naturale" per la giovanissima etichetta Immaginifica di Franz Di Cioccio, con questi nella veste di produttore, guida spirituale e molta esperienza da metter loro a disposizione.
Se il passaggio dal secondo disco "In Limine" al terzo "In Ogni Luogo" aveva infastidito qualcuno ed intrigato altri, sono convinto che anche questo ulteriore passaggio mieterà le sue vittime specie tra i più integralisti: i Finisterre sono nuovamente cambiati, frutto sicuramente di una maturazione che ha fatto loro capire che progredire significa anche scendere a compromessi con i tempi che cambiano senza lasciarsi costringere in spazi troppo angusti.
Per la prima volta nella storia del gruppo, si può parlare di canzoni (dieci in totale), anche brevi e circoscritte, in taluni casi addirittura semplici ed abbastanza immediate, ma non per questo incapaci di trasmettere un potenziale espressivo elevato. "La perfezione", "Ode Al Mare", "Lo specchio" e la conclusiva "Incipit" sono forse gli unici tasselli più vicini al rock progressivo tradizionale, grazie alla presenza poco discreta di un ottimo mellotron in sottofondo e di emozionanti aperture sinfoniche.
Ma, come dicevo, il gruppo ha anche sentito l'esigenza di spaziare molto di più con l'inserimento di brani come "La maleducazione" e "La mia identità", entrambi dotati di un ritornello che ti ronza in testa quando meno te l'aspetti e che inoltre, stilisticamente, pescano senza timori dal rock italiano da classifica con un gusto ed una raffinatezza di molto superiori alla media dei prodotti che si trovano nei negozi italiani. Probabilmente questa chiara ed incontrovertibile superiorità è principalmente merito degli arrangiamenti e degli inserti strumentali che incorniciano queste canzoni essenzialmente rock: la già citata "La mia identità" ne è l'esempio più lampante.
Molto, molto bella, "Rifrazioni" che ospita il flicorno di Luca Guerci in duetto con il pianoforte di Boris Valle nel rievocare le medesime sensazioni di nostalgica malinconia provate in "In Ogni Luogo", mentre "La ricostruzione del futuro" è l'unico episodio sottotono, per colpa soprattutto di un'ossessiva ed alienante ripetizione del titolo del brano.
Ed allora, mi rivolgo soprattutto a chi già dei Finisterre ha apprezzato le gesta passate: "La meccanica naturale" è un disco che all'inizio può disorientare e può adirittura deludere i fans dell'omonimo debutto e di "In Limine", meno forse quelli di "In Ogni Luogo" con il quale condivide il forte desiderio di scrollarsi di dosso le ragnatele che molti artisti contemporanei deliberatamente si appiccicano addosso con l'adesivo.
Un disco da gustare e centellinare con calma e grande attenzione.
I'm going to write about the come-back of a wonderful italian band of the nineties: Finisterre. The band led by Fabio Zuffanti and Boris Valle disbanded some years ago after having released three studio albums.
Now they're back ready to start again with a new album called "La meccanica naturale" produced by Franz Di Cioccio (PFM) and distribuited by his label Immaginifica.
If the third and previous album "In ogni luogo" had bothered some faithful fans of the band, due to a clear change of music style that brought them further from the classic progressive rock, I think this new album won't satisfy those fans again.
Yes, Finisterre partially changed its way again: they became ripe and maybe they learnt that "progressive" also means to lead a life of compromises with modernity. For the first time in band's history we find ten short (and far from complexity) songs, but this doesn't mean they lack of interest for progressive rock fan.
"La perfezione", "Ode Al Mare", "Lo specchio" and the final "Incipit" are the most progressive rock tracks, thanks to an omnipresent mellotron in the foreground and satisfactory symphonic fugues.
However, as already said before, there are also some tracks like "La maleducazione" and "La mia identità" both very close to modern italian rock and built around a singable refrain so hard to keep away from your mind. I'd like to underline these are easy-listening rock songs but plenty of refined arrangements and clever instrumental breaks.
"Rifrazioni" is absolutely stunning, nostalgic, full of mellow atmospheres created by the tuba played by the guest Luca Guerci in duet with Boris Valle's piano.
An album to sip more than to listen in order to catch all the shadings it can offer. Recommended

Luca Alberici

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