ECLAT
LE CRI DE LA TERRE (2002)

FRANCE
GENRE: PROG
LABEL: MUSEA
WEBSITE:
REVIEWED: 2002 JUNE 2ND
RATING: 80/100

 

Ficcatevi in testa questo nome: Eclat !!! Lo dico perché questi francesi di Marsiglia sono gli illuminati autori di un album seriamente candidato al podio come migliore uscita del 2002, in compagnia di "Cruzaid" degli Artsruni. Pur essendo attivi dal 1993 ed avendo raggiunto il quarto album non ho mai avuto modo di ascoltarli in precedenza per cui rappresentano un'assoluta novità per me. Se la qualità dei primi album fosse anche solo pari a quanto ascoltato in "Le cri de la terre" avrò certamente di che rallegrarmi nel colmare la mia lacuna.
Tuttavia vi assicuro che quest’ultima fatica non mi è affatto piaciuta subito, ho avuto bisogno di un paio di assaggi di rodaggio per entrare in sintonia con la miscela sonora molto particolare preparata e servita dagli Eclat: una sapiente infusione di prog e jazz leggermente pesata a favore di quest’ultimo, molto sofisticata e lontana dalla prolissità in cui altre band sembrano cadere volutamente. Per chiarire meglio il concetto, potrei dire che gli Eclat riescono a soddisfare tutti coloro che non rinunciano alla complessità strutturale della musica ma vi cercano una melodicità e fluidità più marcata. Ed allora ascoltate l’iniziale title track che parte con una ritmica di chitarra vicina ai primi Arena per trasformarsi ed assumere nel giro di qualche secondo connotati decisamente più originali e meno commerciali.
E’ unico il modo con cui gli Eclat riescono a mettere d’accordo i rigidi dettami del jazz ed il senso melodico del prog. Splendida "Eternite", il brano forse di più facile presa con un susseguirsi di riff di chitarra molto rock inseriti su un tappeto prog dalle maglie fitte, un sound che in questo brano mi ha ricordato gli ultimi Pallas.
I veri protagonisti sono senz’altro Thierry Masse con il suo esuberante pianoforte e le morbide keys e Alain Chiarazzo con la sua chitarra sempre in primo piano. Ma anche gli altri componenti del gruppo non scherzano.
Ci sono solo 2 difetti: "Le vie du sonara" che è l'unico brano cantato (in francese)  anche se la colpa non è solo da ricercarsi nelle non eccelse qualità vocali di Alain Chiarazzo. Il secondo difetto è un generalizzato calo di rendimento ed ispirazione nella seconda parte del cd.
Sul mercato ci sono album simili a questo e griffati da nomi anche più quotati che sono mattoni duri da digerire. No, non vi preoccupate, non è il caso di "Le cri de la terre", che invece scorre via dall’inizio alla fine con molta semplicità , complice anche la durata contenuta di ciascun brano ed una totale sotto i 43 minuti.
Eclat from Marseille is a wonderful last-minute discovery for me, they have been in the music scene since 1993 and "Le cri de la terre" is their fourth album. The fine Alain Chiarazzo guitarplaying, very close to John Mitchell (Arena), gives a prog-rock shape to the songs while the exuberant piano passages of Thierry Masse give a jazz touch . The result is an exciting mixture of a never boring prog-jazz and a more classic-symphonic rock. There’s only one weak song, "La vie du sonara" that is also the only non instrumental song (maybe it’s an experiment for the future?) but the rest is absolutely stunning: "Eternite" and "La porte" are only few examples of great prog-jazz music you can listen in this album.
Stick the name Eclat on your mind and if you find "Le cri de la terre" at your favouirite music store, please don’t hesitate ‘cause your girlfriends/boyfriends can wait for a new gift any longer.
Together with last Artsruni album it’s the best 2002 release at the moment.

Luca Alberici