DREAM THEATER
SIX DEGREES OF INNER TURBULENCE (2002)

U.S.A.
GENRE: PROG-METAL
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REVIEWED: 2002 APRIL 5TH
RATING: CD1 60/100 - CD2 75/100
 
I Dream Theater appartengono di diritto a quella schiera di artisti verso cui si nutre un incondizionato rispetto per la comprovata abilità dei musicisti e per la moltitudine di consensi che sono riusciti ad ottenere nel corso della loro carriera. Ai loro lavori solitamente si concede un ascolto più attento ed approfondito e gli si perdonano senza troppa fatica anche delle indesiderate cadute di tono. Tuttavia, non mi sono fatto condizionare allorché ho liquidato con poche righe e con toni negativi il loro precedente "Scenes From a Memory".
Mi sono avvicinato a questo nuovo doppio cd con lo stesso rispetto misto a soggezione che si usa al cospetto di band così quotate, ma anche con immutata franchezza e libertà. Diciamolo subito: "Six Degrees ..." è un deciso passo avanti rispetto al suo predecessore, poiché riesce nell’intento di accontentare e mettere d’accordo tutti i fans della band americana, ovvero coloro che li preferiscono più melodici e semplici ma anche tutti gli affezionati del prog più pesante ed arzigogolato. E’ anche coraggioso, perché la scelta di raggiungere i 96 minuti di musica totali di solito rischia di rivelarsi un arma a doppio taglio.
Il primo cd inizia con "The Glass Prison" che dopo un’introduzione incoraggiante rischia poi di frantumarsi sotto il peso dei decibel e del metallo che sprigiona: è probabilmente il brano più heavy mai scritto dalla band con James LaBrie che addirittura rievoca il James Hetfield più incazzato. Come inizio non ci siamo proprio, ma il vero problema è che più o meno tutto il primo dischetto è dominato da queste cascate di acidità e durezza (ben eseguite, per carità) . Non è quindi un caso che riesca a salvare esclusivamente episodi come "Misunderstood" e la dolcissima "Disappear" che ci restituisce il vero LaBrie in tutto il suo splendore. Il resto può essere skippato senza remore.
Il secondo cd si dipana attraverso la sola e lunga title track suddivisa in 8 capitoli per un totale di 42 minuti. "Grazie di esistere", è proprio il caso di dire. Non è propriamente tutta un’altra musica rispetto alla prima parte ma è ciò che realmente io pretendo di ascoltare dai Dream Theater: sapiente costruzione del brano, inventiva, maggiore orchestrazione e tanta melodia, tutte caratteristiche che li riavvicinano ai tempi di "Awake" e di "Falling Into Infinity" soprattutto.
E’ ascoltando perle come "Overture" che sembra tratta da una colonna sonora di un film Fantasy, "About To Crash", "Goodnight Kiss" e "Solitary Shell" (e "Solsbury Hill" di Gabriel dove la mettiamo?) che sancisco la netta superiorità del secondo cd sul primo e che mi consente di mantenere immutato il profondo rispetto che nutro nei loro confronti.
Sono invece i DT di "The Test That Stumped Them All" che proprio non sopporto.
Dream Theater belong to a category of bands which everybody feel an unconditioned respect for, because they’re musicians with a good skin and they have sold thousands of records till now. I didn’t like the previous "Scenes From A Memory" and I didn’t scare of telling you through my review.
First of all I have to say "Six degrees.." is better than "Scenes From A Memory", it’s a really step ahead. It’s a double cd (such a brave choose) with a total timing of 96 minutes. It’s better because it agrees themselves all Dream Theater fans: the ones who love heavy prog-metal and the others (including me) who appreciate their more melodic side.
The first cd starts badly with the heaviest song they’ve ever written: "The Glass Prison" , a Metallican song with James LaBrie’s voice very close to James Hetfield (??!!?). "Misunderstood" and "Disappear" are the only songs I can save from it. Skip the rest with no hesitation.
The second disc is made by the long title-track only and...yes !!! That’s I wanna listen from DT: wise building of songs, more orchestration and tons of melody. The highlights are "Overture", "About To Crash", "Goodnight Kiss" and "Solitary Shell" (very similar to "Solsbury Hill").
On the contrary I hate  Dream Theater playing in "The Test That Stumped Them All".

Luca Alberici