DELUGE GRANDER
AUGUST IN THE URALS (2006)

U.S.A.
GENRE: SYMPHONIC PROG
LABEL: INDEPENDENT
WEBSITE:
REVIEWED: 2007 JUNE 1ST
RATING: 75/100
 

 

Se vi piace il rock progressivo sinfonico con un considerevole tessuto melodico, ma assai avventuroso nei cambi di direzione ed abbastanza complesso nella struttura, questo gruppo di Baltimora, nato da una costola dei Cerebus Effect, ha confezionato un interessante esordio dal titolo suggestivo "August In The Urals".
I 5 lunghi brani, composti tra il 2004 ed il 2006, sono talvolta un po' prolissi e disomogenei, ma nel complesso assai ben costruiti. L'incipit di "Inaugural Bash" ha molto del prog sinfonico moderno, vagamente alla IQ e serve per accomodarvi in poltrona nel migliore dei modi prima di immergervi nell'indubbia complessità strutturale del brano lungo tutti i suoi 27 minuti. Qui ci vogliono orecchie ben allenate nelle palestre di Genesis e Gentle Giant, una passione per le atmosfere talvolta un po' rarefatte ed oscure che improvvisamente sfociano in aperture più ariose ed accessibili. Questa lunga suite prevalentemente strumentale è sicuramente il momento più rappresentativo del disco ed anche il più ricco sia dal punto di vista strumentistico (solo in questo brano sono presenti anche un sassofono, un flauto ed una tromba) che meramente compositivo.
Altrettanto valida è la successiva title-track che però nella prima metà si svuota parzialmente della magniloquenza sinfonica della suite iniziale, preferendo un suono più scarno ed essenziale ed ancor più gotico e misterioso, dove il pianoforte e la chitarra acustica la fanno da padroni. L'unica nota stonata sembra essere solo la voce bassa e monocorde di Dan Britton.
Dopo la transitoria "Abandoned Mansion Afternoon", si cambia registro con "A Squirrel", dominata dal piano, più movimentata e contaminata di elementi jazz-fusion. Chiude l'ottima "The Solitude Of Miranda", guidata dalla chitarra acustica spagnoleggiante e dal dinamismo molto coinvolgente.
Sarò banale, ma è un disco che cresce ascolto dopo ascolto: il primo assaggio mi aveva restituito un'impressione non proprio positiva che è migliorata nel tempo. Ora considero "August In The Urals" un disco lontano dalla perfezione ma decisamente affascinante ed anche discretamente originale, tanto che non sono riuscito a scovare un gruppo di riferimento preciso a cui paragonarli. Quale migliore credenziale per concedere loro una possibilità ??
INTRODUCTION
Deluge Grander is new American band from Baltimore, born from the ashes of Cerebrus Effect, maybe just to develope the symphonic side of progressive rock. The five long tracks were written from 2004 to 2006.
SOUNDS LIKE ...
I haven't found any clear comparison to other bands. They play a symphonic and melodic progressive rock with some jazz-fusion-gothic-melancholic small traces.
POINTS OF INTEREST
I know it's not the most important thing, but the cover art is absolutely to underline.
All the songs are so rich of good and flowing changes of mood and sometimes played with unconventional instruments like flute (yes, it's not so unconventional !!), trumpet and saxophone. "Inaugural Bash" is both the best and the rightest track to know Deluge Grander's music.
WEAK POINTS
No bad tracks inside but some parts of them (especially the more melancholic and obscure) are quite boring. Dan Britton's voice is another weak point, though the album is mostly instrumental.
FAVOURITE TRACKS
"Inaugural Bash"
"August In The Urals"
"The Solitude Of Miranda"
RECOMMENDATION
I didn't like the album at the very first taste, I needed to listen to it more times to fully appreciate it. Now I consider "August In The Urals" a very good debut, with no comparison to other famous bands. Go on this way !!

Luca Alberici

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