DARE
BELIEF (2001)

UK
GENRE: AOR
LABEL: MTM
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REVIEWED: 2002 FEBRUARY 19TH
RATING: 70/100
 

 

Quando penso ai Dare, mi viene subito in mente il loro splendido album di esordio che spianò la strada al decennio più brillante in campo Rock/Aor. Va da sé quindi che, ad esclusione del secondo album dalle tinte troppo hard rock, io sia stato e rimanga tuttora un affezionato fan di Darren Wharton e soci. Va detto subito, a scanso di equivoci, che "Belief" è un album al di sopra della media e che vale realmente la pena di acquistare: musicalmente prosegue sulla stessa lunghezza d’onda del precedente "Calm Before The Storm" anche se i toni sono ancor più soffici e moderati. 
L’opener "Silent Thunder" è completamente in linea con gli umori del disco precedente mentre già nella successiva "Dreams On Fire" emergono con decisione le tinte di sapore celtico e, come già detto, una più spiccata pacatezza delle linee melodiche. Se siete amanti del rock melodico ma con una base ritmica più o meno solida, passate pure oltre perchè in questo album non troverete né chitarra elettrica, né batteria iperpompata. Tra i brani che preferisco, ricorderei senz’altro "Take Me Away" molto intima e dolce e somigliante a quanto già proposto da Mark Knopfler nella sua attività da solista (ho avuto la stessa sensazione ascoltando soprattutto "We Were Friends") e "Where Will You Run To" dal ritornello fluido ed arioso cantato con maestria da Darren "Braveheart" Wharton. Anche "White Horses (Lions Heart)" non è da meno con il suo incedere acustico, capace di disegnare nitidamente paesaggi tipicamente irlandesi.
Proprio tutto Ok ?? Beh, la precisazione che ho fatto all’inizio circa la validità complessiva del disco e che continuo a ribadire, nascondeva però anche l’intenzione di far emergere alcuni difetti, che risultano palesi soprattutto a coloro che ascoltano i Dare da diversi anni: i richiami a canzoni già scritte da loro sono frequenti e l’ascolto tutto d’un fiato dell’album risulta alla lunga un po’ noioso, forse proprio a causa dell’eccessivo (ed inflazionato) uso di atmosfere celtiche di cui circa l’80% dei brani è impregnato. Questo però, e sia ben chiaro, è solo il frutto del confronto, spesso inevitabile, con i dischi precedenti e non fa altro che ridimensionare il giudizio complessivo che rimane comunque positivo.
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Luca Alberici