Quando penso ai Dare,
mi viene subito in mente il loro splendido album di esordio che spianò la
strada al decennio più brillante in campo Rock/Aor. Va da sé quindi che,
ad esclusione del secondo album dalle tinte troppo hard rock, io sia stato
e rimanga tuttora un affezionato fan di Darren Wharton e soci. Va detto
subito, a scanso di equivoci, che "Belief" è un album al di sopra
della media e che vale realmente la pena di acquistare: musicalmente prosegue
sulla stessa lunghezza d’onda del precedente "Calm Before The Storm"
anche se i toni sono ancor più soffici e moderati.
L’opener "Silent
Thunder" è completamente in linea con gli umori del disco precedente
mentre già nella successiva "Dreams On Fire" emergono con decisione
le tinte di sapore celtico e, come già detto, una più spiccata pacatezza
delle linee melodiche. Se siete amanti del rock melodico ma con una base
ritmica più o meno solida, passate pure oltre perchè in questo album non
troverete né chitarra elettrica, né batteria iperpompata. Tra i brani che
preferisco, ricorderei senz’altro "Take Me Away" molto intima
e dolce e somigliante a quanto già proposto da Mark Knopfler nella sua attività
da solista (ho avuto la stessa sensazione ascoltando soprattutto "We
Were Friends") e "Where Will You Run To" dal ritornello fluido
ed arioso cantato con maestria da Darren "Braveheart" Wharton.
Anche "White Horses (Lions Heart)" non è da meno con il suo incedere
acustico, capace di disegnare nitidamente paesaggi tipicamente irlandesi.
Proprio tutto Ok ??
Beh, la precisazione che ho fatto all’inizio circa la validità complessiva
del disco e che continuo a ribadire, nascondeva però anche l’intenzione
di far emergere alcuni difetti, che risultano palesi soprattutto a coloro
che ascoltano i Dare da diversi anni: i richiami a canzoni già scritte da
loro sono frequenti e l’ascolto tutto d’un fiato dell’album risulta alla
lunga un po’ noioso, forse proprio a causa dell’eccessivo (ed inflazionato)
uso di atmosfere celtiche di cui circa l’80% dei brani è impregnato. Questo
però, e sia ben chiaro, è solo il frutto del confronto, spesso inevitabile,
con i dischi precedenti e non fa altro che ridimensionare il giudizio complessivo
che rimane comunque positivo.