Nel corso
della loro quindicinale carriera, i Clepsydra sono sempre rimasti fedeli
al neo-prog romantico, partorendo album via via sempre più convincenti
e maturi. La loro terza fatica, "Fears" uscita nel 1997, si è
dimostrato l'album della consacrazione definitiva, che li ha imposti come
realtà europea di prima fascia del suddetto genere.
Detto questo, "Alone" non poteva che porsi come obiettivo quello
di confermare la bontà della precedente consacrazione e, se possibile,
quello di compiere un ulteriore passo avanti.
Benché la mia reazione dopo i primi assaggi di una nuova uscita della
band svizzera non sia mai stata di facile entusiasmo (e, per la cronaca,
successe anche con "Fears") mi è sempre stato bastato un
ascolto un po' più approfondito per innamorarmi dei loro lavori.
Ed è facile spiegarne il motivo: i Clepsydra non amano stupire e
preferiscono rimanere ancorati sempre alla stessa formula, molto confortevole
e che conoscono a memoria, per cui i loro dischi si assomigliano molto,
forse troppo.
Insomma, per "Alone" stessa storia: qualche dubbio iniziale e
poi è andato dritto nel mio cuore centrando con agilità l'obiettivo
della conferma proprio grazie alla presenza di brani ispirati (ben 13 tracce)
collegati tra loro sotto forma di concept. E' un disco contenutisitcamente
più ambizioso ed è impregnato del "solito" neo-prog
romantico-malinconico a forte inclinazione melodica dove viene concesso
ampio spazio alle cristalline aperture tastieristiche ed alle fughe chitarristiche
di rotheriana memoria del bravissimo Marco Cerulli (ormai dimissionario,
per la cronaca). Tuttavia manca il vero passo avanti, manca la definitiva
maturazione che li avrebbe catapultati al di sopra della definizione di
band per pochi intimi ed ho quasi la sensazione che la band preferisca vivacchiare
(seppur sempre con buoni risultati) su una formula ormai ben consolidata
ma che dopo 10 anni di carriera comincia a diventare ripetitiva. Pur non
avendo riscontrato la presenza di alcun brano da buttare non vi nascondo
che verso i 3/4 di album vengo sopraffatto da una certa stanchezza.
Mettiamola così: chi ha amato "Fears" non rimarrà
certamente deluso da ciò che "Alone" è capace di
offrire mentre gli amanti del rischio e delle esplorazioni sonore non avevano
mai posto i Clepsydra in cima alle loro preferenze progressive e certamente
non cominceranno adesso.
Fifteen years have
gone, only four albums released and an evergreen love for neo-progressive
rock. This is Clepsydra world. As I wrote in the review of their third album
"Fears", they reached a complete maturity with this album
The new "Alone" had to confirm the maturity (and it has) but also
make a step ahead (unfortunately it doesn't).
I like "Alone" very much, so don't misunderstand my words. It's
lyrically more ambitious, because it's a concept album made of 13 tracks
linked themselves. It's even better from the musical point of view but it's
always the same Clepsydra album. Aluisio and company know very well how
to write a neo-prog album, nevertheless they should try to explore new lands
to give freshness to their music.
Overall as I said before, "Alone" lacks of the step ahead but
it's a really enjoyable album deserving your right attenction.