- Una fama a
livello mondiale ed un patrimonio miliardario in tanti anni di attività
di solito consentono alle band progressive più longeve ed ancora
in attività di potersi permettere una certa rilassatezza nella frequenza
delle loro uscite discografiche. Cosa c'entra un'introduzione simile con
Il Castello di Atlante ? Assolutamente niente. Certo, hanno la carriera
trentennale e gli stimoli sono ancora quelli giusti, ma la fama mondiale
ed i miliardi putroppo non gli appartengono. Eppure negli ultimi anni hanno
imitato Pink Floyd e Genesis centellinando e ponderando con attenzione le
loro uscite discografiche: "Quintessenza", come si evince dal
titolo stesso, è infatti solo il quinto parto della band vercellese
dal quale (è meglio chiarire) è inutile aspettarsi sperimentazioni
e funanbolici trasformismi e forse questo deluderà chi in un disco
progressivo cerca anche o soprattutto la sorpresa. Qui trovate il prog,
quello classico, romantico e favolistico che rievoca tempi e storie passati,
quello suonato con grande passione ed altrettanto menefreghismo verso i
tempi e le mode che cambiano. Semmai una piacevole novità da evidenziare
in "Quintessenza" è la qualità della registrazione
decisamente migliore, più pulita e professionale rispetto alle passate
produzioni nonché una maggiore attenzione alle sfumature ed ai particolari
che sovente decretano il successo od il fallimento di un disco. "Non
puoi fingere" apre l'album autocertificandosi come il brano migliore
del lotto, molto ispirato e ricco di sinfonismo, epica pomposità
e tante sfumature. Il tema principale è mozzafiato, così abilmente
e più volte ripetuto soprattutto dal pianoforte di Roberto Giordano;
le fughe strumentali rievocano i Camel di "Harbour Of Tears" (e
per il sottoscritto è un punto in più a loro favore) soprattutto
negli interventi della chitarra di Bergamini, ipermelodica e molto fluida.
Ottima la voce, mentre non brillantissimi mi sono sembrati i cori. Quasi
sullo stesso livello "Il Marinen forgia il sampo", il brano già
edito sul progetto Kalevala, che esibisce ancora una volta un giusto compromesso
tra la complessità strutturale e l'efficace melodia sottostante.
Conoscendo bene l'attitudine del Castello, i temi e le sonorità con
cui si trovano più a loro agio, ritengo che non sia stato troppo
difficile immedesimarsi nell'atmosfera di quel progetto. "Cavalcando
tra le nuvole" ha lo stesso rinfrescante effetto del sorbetto al limone
tra il primo ed il secondo piatto: con una melodia strumentale per violino
e tastiera più semplice (ma non troppo), fa da spartiaque tra le
prime due tracce dell'album e la conclusiva "Questo destino".
Personalmente sono affettivamente molto legato al loro primo album "Sono
io il signore delle terre a nord", ma va ammesso con onestà
che "Quintessenza" mostra uno spessore più elevato sia
dal punto di vista compositivo che degli arrangiamenti. Finché è
la passione a guidare la compilazione e la lettura del pentagramma, difficilmente
il Castello tremerà: il prossimo obiettivo sono le quaranta candeline
e chissà che allora non siano giunti almeno all'ottava essenza.
- Thirty years
in music business and five albums only: this is the strange record of Il
castello di Atlante. If you already know their music, "Quintessenza"
is just what you'd be expected by this band from nothern Italy: you'll find
the classic, romantic and medioeval progressive rock, played both with passion
and uninterest towards the new fashions. However, an important thing has
changed: the recording is clearer and more professional than ever. "Non
puoi fingere" opens the album as well as it couldn't do, cause it's
probably the best track they recorded so far. Deeply inspired, full of synphonic
touches and shades, epic and pompous. The main theme is catchy and repeated
more times by the keyboards of Roberto Giordano. In some instrumental parts,
this song reminds me Camel's "Harbour Of Tears" especially when
Aldo Bergamini plays his guitar. "Il Marinen forgia il sampo"
is as brilliant as the opener: they recorded this track few months ago for
the Kalevala project (you can find it in the first disc out of the three).
I think the highest and finest inspiration is reached in these first two
tracks and in the last one "Questo destino"; the others and shortest
tracks are good but nothing more.
I personally became fond of their first album "Sono io il signore delle
terre a nord" but I must admit "Quintessenza" is better,
more mature and better recorded. The next step is the fortieth candle, for
now happy birthday dear Castello di Atlante.
Luca
Alberici
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you a different point of view? Please write
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