IL CASTELLO DI ATLANTE
QUINTESSENZA (2003)

ITALY
GENRE: PROG
LABEL: ELECTROMANTIC
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REVIEWED: 2004 JUNE 2TH
RATING: 75/100
 

 

Una fama a livello mondiale ed un patrimonio miliardario in tanti anni di attività di solito consentono alle band progressive più longeve ed ancora in attività di potersi permettere una certa rilassatezza nella frequenza delle loro uscite discografiche. Cosa c'entra un'introduzione simile con Il Castello di Atlante ? Assolutamente niente. Certo, hanno la carriera trentennale e gli stimoli sono ancora quelli giusti, ma la fama mondiale ed i miliardi putroppo non gli appartengono. Eppure negli ultimi anni hanno imitato Pink Floyd e Genesis centellinando e ponderando con attenzione le loro uscite discografiche: "Quintessenza", come si evince dal titolo stesso, è infatti solo il quinto parto della band vercellese dal quale (è meglio chiarire) è inutile aspettarsi sperimentazioni e funanbolici trasformismi e forse questo deluderà chi in un disco progressivo cerca anche o soprattutto la sorpresa. Qui trovate il prog, quello classico, romantico e favolistico che rievoca tempi e storie passati, quello suonato con grande passione ed altrettanto menefreghismo verso i tempi e le mode che cambiano. Semmai una piacevole novità da evidenziare in "Quintessenza" è la qualità della registrazione decisamente migliore, più pulita e professionale rispetto alle passate produzioni nonché una maggiore attenzione alle sfumature ed ai particolari che sovente decretano il successo od il fallimento di un disco. "Non puoi fingere" apre l'album autocertificandosi come il brano migliore del lotto, molto ispirato e ricco di sinfonismo, epica pomposità e tante sfumature. Il tema principale è mozzafiato, così abilmente e più volte ripetuto soprattutto dal pianoforte di Roberto Giordano; le fughe strumentali rievocano i Camel di "Harbour Of Tears" (e per il sottoscritto è un punto in più a loro favore) soprattutto negli interventi della chitarra di Bergamini, ipermelodica e molto fluida. Ottima la voce, mentre non brillantissimi mi sono sembrati i cori. Quasi sullo stesso livello "Il Marinen forgia il sampo", il brano già edito sul progetto Kalevala, che esibisce ancora una volta un giusto compromesso tra la complessità strutturale e l'efficace melodia sottostante. Conoscendo bene l'attitudine del Castello, i temi e le sonorità con cui si trovano più a loro agio, ritengo che non sia stato troppo difficile immedesimarsi nell'atmosfera di quel progetto. "Cavalcando tra le nuvole" ha lo stesso rinfrescante effetto del sorbetto al limone tra il primo ed il secondo piatto: con una melodia strumentale per violino e tastiera più semplice (ma non troppo), fa da spartiaque tra le prime due tracce dell'album e la conclusiva "Questo destino".
Personalmente sono affettivamente molto legato al loro primo album "Sono io il signore delle terre a nord", ma va ammesso con onestà che "Quintessenza" mostra uno spessore più elevato sia dal punto di vista compositivo che degli arrangiamenti. Finché è la passione a guidare la compilazione e la lettura del pentagramma, difficilmente il Castello tremerà: il prossimo obiettivo sono le quaranta candeline e chissà che allora non siano giunti almeno all'ottava essenza.
Thirty years in music business and five albums only: this is the strange record of Il castello di Atlante. If you already know their music, "Quintessenza" is just what you'd be expected by this band from nothern Italy: you'll find the classic, romantic and medioeval progressive rock, played both with passion and uninterest towards the new fashions. However, an important thing has changed: the recording is clearer and more professional than ever. "Non puoi fingere" opens the album as well as it couldn't do, cause it's probably the best track they recorded so far. Deeply inspired, full of synphonic touches and shades, epic and pompous. The main theme is catchy and repeated more times by the keyboards of Roberto Giordano. In some instrumental parts, this song reminds me Camel's "Harbour Of Tears" especially when Aldo Bergamini plays his guitar. "Il Marinen forgia il sampo" is as brilliant as the opener: they recorded this track few months ago for the Kalevala project (you can find it in the first disc out of the three). I think the highest and finest inspiration is reached in these first two tracks and in the last one "Questo destino"; the others and shortest tracks are good but nothing more.
I personally became fond of their first album "Sono io il signore delle terre a nord" but I must admit "Quintessenza" is better, more mature and better recorded. The next step is the fortieth candle, for now happy birthday dear Castello di Atlante.

Luca Alberici

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