CAMEL
MOONMADNESS (1976)

UNITED KINGDOM
GENRE: PROG
LABEL: GAMA
WEBSITE: OFFICIAL CAMEL
REVIEWED: 2002 FEBRUARY 14TH
RATING: 95/100
Se fossi messo alle strette, legato, imbavagliato e costretto a scegliere il miglior disco del primo periodo dei Camel, questa ricadrebbe su "Moonmadness".
L’anno di uscita è il 1976, anno in cui la scena progressive in Inghilterra era dominata dalla scuola di Canterbury, costituita da band come Caravan e Gentle Giant ma erano molto in auge anche artisti come Curved Air, Gong, King Crimson, Pink Floyd e Genesis. I Camel non sono mai stati contemplati nel filone di Canterbury (nonostante la leggera somiglianza con i Caravan) né paragonati ad altri gruppi a loro contemporanei: in effetti ho sempre considerato Latimer e compagni l’esempio ideale di come una prog band di quei tempi dovesse comporre musica perché hanno saputo proporre un sound più accessibile e se mi permettete più commerciale, pur nel rispetto dei canoni tanto cari al progressive rock di allora. La strumentale "Aristillus" (grande introduzione) apre il sipario su "Song Within A Song", così dolcemente malinconica che ripropone le sonorità simili al materiale del precedente "Mirage": le maestose note della chitarra e del flauto di Latimer firmano una della canzoni che sono entrate nella decennale storia del gruppo.
Il disco prosegue con "Chord Change" caratterizzata da un’apertura in perfetto prog-style anni ’70, anche se è l’intermezzo centrale il fulcro del brano, dove Latimer ci delizia con passaggi di chitarra di una classe assoluta. "Spirit Of The Water" è uno dei brani dei Camel a cui sono più affezionato: solo 2 minuti e 9 secondi di pianoforte e voce filtrata di Pete Bardens, che tuttavia riescono ad evocare i mille significati della vita terrena. "Another Night" è prevalentemente strumentale ed è la sua fortuna in quanto gli interventi vocali non sono niente di speciale. Nel complesso risulta essere il brano meno brillante del disco.
E’ l’accoppiata Latimer-Bardens a farla da padrone anche in "Air Born": splendidi il flauto e la chitarra che disegnano il motivo principale nel quale il marchio di fabbrica dei Camel è sotto gli occhi di tutti. Deliziosa.
La varietà dei suoni e degli umori fanno la fortuna di "Moonmadness" poiché si spazia dal prog più romantico (la parte predominante) a quello più tecnico e meno immediato, fino a raggiungere i territori prog-space, come nella conclusiva "Lunar Sea", dove i sintetizzatori si fanno sentire maggiormente. Siamo qui al cospetto di un altro dei monumenti della loro produzione iniziale.
Se "Moonmadness" non fa ancora parte della vostra collezione, non commettete il grave errore di non rimediare immediatamente.
COMING SOON

Luca Alberici