- Per la serie, non si
vive solo di Paatos, Liquid Scarlet e compagnia cantante. Anche la Svezia
progressiva più sinfonica, solare e melodica è capace di sfornare
grandi dischi al pari di quella forse più caratteristica, cioè
oscura e malinconica. I Brighteye Brison, già attivi dal 2000 e con
un disco d'esordio alle spalle, infoltiscono il già folto panorama
prog svedese con la leggerezza e le limpide melodie unite ad una buona complessità
strutturale di "Stories".
"Stories" è un gran bel disco, suonato divinamente e con
il giusto dosaggio tra una spiccata attenzione all'airplay ed improvvisi
cambi di tempo e di melodia che hanno portato il gruppo ad esplorare gli
estremi anche più complessi del prog sinfonico, seguendo le orme
di Genesis e Yes. Alcuni esempi sono la bellissima "Patterns"
e "The Battle Of Brighteye Brison", quest'ultima così maestosa
con la sua introduzione per organo, cosi' intricata di cambi di tempo repentini
e contraddistinta da una narrazione avvincente.
I cinque svedesi non mancano neppure di cimentarsi in ambientazioni che
trovano terreno fertile nel Jazz-pop ritmato: spuntano cosi brani come la
meravigliosa "All Love" dove è presente anche il sassofono,
oppure "Late", impreziosita da un trascinante assolo di chitarra
nella parte centrale ma un po' ridimensionata dal finale troppo "easy"
alla Toto; anche la successiva "Late Inside" parte sulla stessa
falsariga ma con il passare dei secondi aumenta visibilmente il tasso sinfonico
che è poi il vero volto del gruppo.
L'unico neo è forse la presenza di "Isolation", null'altro
che uno scialbo pop sinfonico con un ritornello noioso e ripetitivo.
In tutto questo c'è comunque un denominatore comune che caratterizza
le dieci composizioni del disco, ovvero il grande dispiego di tastiere,
sintetizzatori ed un vero organo da chiesa suonati da Linus Kåse.
E' proprio lui il principale compositore ed il vero motore del gruppo.
In sede di presentazione del disco, la Progress records si chiede se siamo
di fronte ad un classico del futuro: forse no, ma senz'altro è una
delle più avvincenti uscite del 2006 e per adesso può bastare
cosi'.
- Sweden is not only
the land of Paatos, Liquid Scarlet and others obscure and melancholic bands.
There's also a more symphonic, solar and melodic side of Sweden, where Brighteye
Brison was born as well as Brother Ape, Cross, Simon Says and Galleon.
"Stories" is their second album, a really strong effort and divinely
played where the band found the rightest compromise between melody and complexity.
The band seems to follow the root of Genesis and Yes though it keeps an
airplay sound overall the album.
"Patterns" and "The Battle Of Brighteye Brison" are
two wonderful examples of Brighteye Brison's attitude; the second one has
a mighty Organ introduction and several changes of mood inside.
Positive surprises never end: the band also likes playing a funny jazz-pop:
so the wonderful "All Love" (featuring a saxophone) and "Late"
come out. Even "Late Inside" has the same jazz approach at its
beginning but it evolves back to a clear symphonic rock ending. "Isolation"
is the only weak track: too much easy and boring, in my opinion.
In any case, all the ten tracks have a common denominator: they're absolutely
dominated by keyboards, synthetizers and a Church Organ played by Linus
Kåse, who's also the main composer and leading band's engine.
Progress records asked itself if "Stories" will ever be a future
classic: maybe not, maybe it's early to answer, but it's undoubtely one
of the shinest release of this year and it seems enough by now.
Luca
Alberici
Have
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