- Sono
sempre stato attirato dalle proposte musicali provenienti da Paesi privi
di una tradizione progressive rock e non appartenenti alle "solite"
aree geografiche, ma una band armena (regione sud caucasica) proprio non
mi era mai capitata. Il merito va senz’altro alla Musea records che non
ha confini geografici nel ricercare nuove realtà musicali da proporre. Gli
Artsruni hanno già 4 album alle loro spalle, benché siano in attività solo
dal 2000 e sono la creatura di Vahan Artsruni, abile chitarrista molto conosciuto
e rispettato in patria con un background musicale ben più datato e di tutto
rispetto nonché diretto discendente di una famiglia nobile. Attorno a lui
gravitano Arman Manukyan al flauto, Vahagn Amirkhanyan alla chitarra, Artur
Molitvin al basso, Levon Hakhverdyan alla batteria e Lilianna Hakhverdyan
alle percussioni.
- Il
cd è quasi completamente strumentale e ci propone un rock progressivo sinfonico
e molto chitarristico, complesso ma senza esagerare ed impreziosito dalla
quasi onnipresenza del flauto. Il sound è molto corposo, fortemente influenzato
dalle sonorità tipiche del loro paese di provenienza (palese soprattutto
in "Cruzaid (Part 2)" ed in "Anush Garun") e deve molto
a band del passato quali Camel e Jethro Tull . E’ vero, mancano le tastiere
che avrebbero potuto arricchire la miscela sonora con un tasso di melodicità
più spiccato, ma vi assicuro che non se ne sente la mancanza.
- Vahan
sembra non essere un tiranno poiché nessuno dei musicisti della sua corte
assumono ruoli secondari: ciascuno ha a disposizione il proprio spazio da
protagonista sfruttato con grande fantasia e perizia tecnica. Mi ha decisamente
impressionato soprattutto il bassista Artur Molitvin: tutte da gustare le
sue evoluzioni in "The Lost Symbol" e nella splendida "Cruzaid
(Part 1)".
- "Barev"
e "Im Ser" sono invece i brani più cameliani del disco caratterizzati
da un costante intrecciarsi di flauto e chitarra prima acustica e poi elettrica.
Qui si prova la piacevole sensazione di tornare indietro ai tempi di "The
Snow Goose".
- Insomma,
fino ad un paio di mesi fa non conoscevo nulla dell’Armenia nè tantomeno
la sua scena musicale: ora conosco la sua storia (all’interno del booklet
trovate un’esauriente guida che ripercorre le principali tappe della storia
dell’Armenia) ed ho scoperto uno splendido esempio di prog caucasico capace
di far mangiare polvere a chiunque.
- Scegliete
voi una qualsiasi delle prime tre posizioni nella classifica dei prog albums
più belli del 2002 e senza esitazioni inseriteci "Cruzaid" degli
Artsruni. Proprio bello !!!
- I've
always been attracted by musical realities coming from countries without
a great progressive tradition, but this is the first time I listen to a
band from Armenia thanks to Musea records whose prog sensitiveness let us
find many interesting new bands from different parts of the world. Artsruni,
on the road since 2000 with 4 albums recorded till now, is the creature
of Vahan Artsruni, a very capable guitar player, well known in his country
and an older musical background. In "Cruzaid" there are non keyboards
but believe me it's not a problem because the prog sound surrounds with
beautiful flute passages and a very strong rhythmic section. The album is
almost totally instrumental, very guitar oriented ("I am the leader"
seems to tell us Vahan) riched with armenian tunes and influenced from prog
heroes of the past like Camel and Jethro Tull, above all.
- I
was really impressed from the skilled Artur Molitvin's bass working in "The
Lost Symbol" and "Cruzaid (part 1)". "Barev" and
"Im Ser" are the most camelish songs and they made me turn back
with memory to "The Snow Goose". Fantastic !!!
- In
short, I didn't know anything about Armenia until two months ago and now
I know its history (thanks to an interesting inside booklet) and a stunning
prog band coming from there.
- Please
choose any of the first three positions in your prog chart of 2002 and insert
"Cruzaid" inside there.
Luca
Alberici