Cosi come non ho la
pretesa di scoprire l'acqua calda, non sono neanche l'unico a considerare
Fabio Zuffanti un musicista preparatissimo nonché compositore di
musica a circa 290 gradi, capace di non fallire mai un appuntamento discografico
in qualsivoglia contesto lo si trovi impegnato.
Se dovessi ripercorrere a ritroso la sua carriera artistica per motivare
questa mia affermazione non mi basterebbe lo spazio che solitamente riservo
ad un commento e quindi non lo farò: tanti i dischi usciti con il
suo nome accreditato, numerosi anche i gruppi ed i progetti paralleli creati
dal nulla e soprattutto molto vasti i territori musicali (quelli più
seri e colti s'intende) che ha esplorato per dare sfogo alla sua pulsante
creatività. Gli mancano forse solo il RIO ed il prog-metal visto
che con l'ultimo disco dei Finisterre ha avuto la brillante idea di dimostrare
all'Italia intera (se questa si degnasse di ascoltarlo!!) come si dovrebbe
suonare rock italiano arricchito di una salutare vena colta e progressiva.
Ok, sto già sforando, ma questa lunga introduzione era doverosa per
parlarvi della più recente creatura di Fabio, denominata Aries e
partorita con la preziosa collaborazione di Simona Angioloni, sua partner
sia artistica che nella vita.
Aries gravita attorno ad un folk progressivo bucolico ed intimistico che
da la netta sensazione di essere stato costruito proprio per esaltare il
timbro celtico della voce di Simona e l'abilità con la quale questa
riesce a modularlo .
L'apertura di "Morning Song" ci cala subito con garbo nel clima
che si respirerà per tutti i minuti successivi, ma qui sinceramente
l'impressione non è delle più favorevoli. Il brano è
un'apripista del tutto normale senza spunti realmente memorabili.
Basta però attendere l'attacco di "Coming Back To Life"
per cominciare a sognare ad occhi aperti: questa è una dolce ballata
dalla melodia accattivante dove Simona sussurra più che cantare sull'accompagnamento
di pianoforte in sottofondo. Nel finale si cambia registro con l'emozionante
epilogo solista della chitarra di Fabio Centarini a metà strada tra
i primi Finisterre e gli Hostsonaten.
Con "The Eye Of The Storm" comincia a salire il tasso progressivo
del disco grazie alle tastiere di Roberto Rigo che tracciano spirali cosmico-elettroniche
abbastanza vicine a quelle tipiche della scena tedesca capitanata dai vari
Jane, Novalis e Rebekka. La ricerca dell'atmosfera eterea, liquida e molto
pacata di alcuni passaggi mi ha anche piacevolmente riportato alla memoria
"Halloween", il miglior parto dei francesi Pulsar. Un brano assolutamente
da incorniciare.
Sullo stesso livello emozionale troviamo la lunga suite conclusiva "When
Night Is Almost Done", ricca di passaggi strumentali dai colori tenui
e pastorali e di alcune citazioni prelevate dalla tradizione del prog sinfonico
che non disturbano perché l'arte della citazione non si improvvisa.
Insomma "Aries" è un disco che consiglio di fare vostro
a scatola chiusa se prediligete atmosfere serene e composte; ideale soprattutto
per chi ha amato profondamente i Renaissance, tutto l'art-folk inglese raffinato
ed anche quello più moderno e commerciale rappresentato dai vari
Mostly Autumn, Karnataka e Iona. E poi - perché no? - anche per chi,
come il sottoscritto, stravede per il progetto Hostsonaten , di cui Aries
sembra rivendicare una parentela abbastanza vicina.
Fabio Zuffanti (Finisterre,
La maschera di Cera, Hostsonaten and ….. so on !!!!!!!!) is a tireless
and so inspired composer always engaged in creating new bands and works
exploring different branches of cultured music.
Aries is his own latest music project and I'm sure it won't be the last
one. It's a pleasant progressive folk album finding its main roots in Renaissance
art-folk vein and clearly built around the wonderful celtic voice of Simona
Angioloni.
As a matter of fact "Morning Song" is not an unforgettable opener
but it's followed by "Coming Back To Life" , that is a dreamy
track, a so sweet ballad with an appealing melody and a wonderful whispered
vocal performance upon the piano's accompaniment. Then the track moves faster
with a satisfying guitar solo by Fabio Centarini.
From now on the progressive vein starts growing more and more: "The
Eye Of The Storm" is the favorite playground of Roberto Rigo keyboards
sounding similar to the electronic and cosmic german period back in the
seventies. I found traces of Jane, Novalis and Rebekka among the fine keys
textures all over the track. Not only: the constant research of ethereal
and quiet atmospheres also reminded me the spacey masterpiece "Halloween"
by french band Pulsar.
The final long suite "When Night Is Almost Done" is as good, plenty
of folk instrumental passages and some famous (but not disturbing) quotations.
If you like the old british folk, celtic music and (why not ?) you're great
fans of the most commercial folk scene led by Karnataka, Mostly Autumn and
Iona, please give up the next two ice-creams and get this delicious album.