Sono sempre stato convinto
sostenitore del fatto che il terzo disco sia la tappa fondamentale nella
carriera di un artista, perché è lo scoglio più difficile da superare (sempre
che lo si raggiunga). Nel primo disco c'è l'effetto novità, il secondo ha
il compito di confermare il buon esordio, mentre con il terzo album è necessario
dimostrare che non si vive di rendita e che si è capaci di maturare e di
far progredire il proprio sound. Ebbene, gli Arena hanno brillantemente
superato l'esame.
Con questo "The
Visitor" hanno dimostrato di essere la migliore espressione del neo-prog
in questo momento e di essere cresciuti rispetto ai loro primi due lavori.
Questo naturalmente non significa che "The Visitor" sia superiore
all'indimenticabile esordio: è semplicemente diverso e denota una
ricerca maggiore personalizzazione del suono. Il disco è senz'altro entusiasmante,
fresco e di una continuità molto rara di questi tempi. I fantasmi di Marillion,
Camel e soprattutto Pink Floyd aleggiano ancora tra le note delle 14 tracce
del cd. Ma che c’è di male?