- Ambient + Ayreon
= Ambeon. E’ con questa semplice somma indicata sul retro del cd che viene
sintetizzato il contenuto di questo nuovo progetto del multistrumentista
A. Lucassen. In altre parole l’album dovrebbe possedere un sound alla
Ayreon inserito in un contesto più ambient, che per me equivale ad atmosfere
eteree e liquide con una decisa preponderanza strumentale. In effetti
"Fate Of A Dreamer" è più atmosferico, morbido e contraddistinto
da sonorità celtiche che a più riprese si materializzano ma non si discosta
poi molto da quanto già ascoltato per esempio in "The Dream Sequencer"
degli Ayreon: troviamo le solite tonnellate di sintetizzatori ma non mancano
neanche le lunghe fughe strumentali di chitarra, tutte a carico di Arjen.
- Niente di veramente
nuovo quindi, ad esclusione delle parti vocali affidate completamente
al gentil e giovane sesso di Astrid van der Veen, olandese appena quattordicenne,
ma dotata di una maturità vocale sorprendente. Un po’ Kate Bush un po’
Alanis Morrisette.
- "Ashes"
e "A Sick Ceremony" sono gli episodi più deboli del disco e
frequenti sono aihmè anche delle fastidiose autocitazioni come nella strumentale
"Fate" e nella conclusiva "Dreamer" dove i riferimenti
a "Computer Eyes" si sprecano. "Cold Metal" e "Sweet
Little Brother" invece mi piacciono molto perché hanno una base ritmica
cadenzata e robusta con una buona linea melodica dominante.
- Un album più che
dignitoso e dalla godibilità assicurata.