I
lettori italiani ricordano certamente un certo Alan Sorrenti che alla fine
degli anni ‘70 sbancava le classifiche italiane con canzonette dal valore
commerciale molto elevato ma miseramente povere di contenuti artistici.
Difficile quindi potersi immaginare, se non avendolo seguito da inizio carriera,
che un artista che stava dimostrando un così esiguo spessore, avesse concepito
solo qualche anno prima album come questo "Aria", che è il debutto
datato 1972 ed il successivo " Come un vecchio incensiere all’alba
di un villaggio deserto" del 1973.
Io
personalmente l’ho scoperto in ritardo e ricordo di essermi avvicinato proprio
ad "Aria" con la fervente curiosità di colui che non riusciva
ad immaginare un Alan Sorrenti così d’avanguardia ed anticonformista.
Ed
invece è proprio così: "Aria" ci propone un Sorrenti completamente
diverso (ma si parla solo di 5 anni prima !!), un album che fu accolto dal
pubblico anche più esigente di allora con un misto di convinta ammirazione
e di sconcerto.
Dal
punto di vista strettamente artistico la lunga e complicatissima suite che
da il titolo all’album ingloba un tasso di originalità e stranezza molto
elevati perché non ha un motivo guida ben definito e la musica scorre senza
seguire regole, libera come l’aria di intrufolarsi negli angoli più impensabili
del nostro apparato uditivo e gli stimoli che giungono al nostro cervello
sono difficili da decifrare.
La
voce di Alan è un vero strumento che si aggiunge, fra gli altri, al violino
di Jean Luc Ponty ed in più di una circostanza assomiglia quasi ad un delirio
da manicomio.
Di
tutt'altra natura è la successiva "Vorrei incontrarti" una canzone
d'amore decisamente all'italiana, ma cantata come nessuno dei campioni italici
del genere si era mai sognato di fare. L'arpeggio di chitarra è accattivante
ma anche qui è proprio la voce che da il classico quid in più. In alcuni
frangenti è più convenzionale ma in altri diventa più anticonformista e
libera anche di danzare fuori tempo. Un ottimo manifesto dell’inquietudine
che si prova quando un forte desiderio non si riesce a realizzare.
Le
ultime due tracce riportano il disco sui binari della suite iniziale e giunti
a questo punto non si può fare a meno di provare un affaticamento uditivo
dovuto proprio alla voce troppo invadente e monopolizzatrice che in alcuni
frangenti diventa abbastanza fastidiosa.
E
pensare che solo cinque anni dopo si sarebbe venduto al Dio denaro…..
Italian
readers certainly know Alan Sorrenti who reached the top of italian charts
with commercial pop songs totally lack of serious contents. Could we ever
imagined that Alan recorded two prog albums back in 1970 ? No, of course…but
he did !!
"Aria"
(1972) was his debut followed by " Come un vecchio incensiere all’alba
di un villaggio deserto" in 1973: they were two beautiful and complex
prog albums, not easy to listen to, really.
The
opening suite "Aria" is a really strange song with the wonderful
Jean Luc Ponty violin. It's very complex and Alan's voice is an actual instrument,
it doesn't follow any strict rule and it's free to go into the hidden corners
of our ears. It's not really easy listening !!
"Vorrei
incontrarti" is a gentle love song sung as nobody could have been able
to before. Fantastic song !!
The
last two tracks take back the album to the same mood of the title track.