"An Other Life",
il debutto autoprodotto dei canadesi Akacia, è sicuramente un lavoro
da etichettare con il marchio sperimentale, poiché tenta una commistione
di stili e sonorità assolutamente originale ed a cui finora non avevo
mai assistito. Si potrebbe partire da una base in stile Rush, forse la loro
principale influenza, con qualche reminescenza prog-sinfonica europea, ma
fin qui niente di veramente innovativo. Ciò che rende molto particolare
la loro proposta è il profumo southern rock che si respira lungo
il corso di quasi tutto l'album. Sono soprattutto la chitarra di Michael
Tenenbaum, spesso ruvida e sporca e lo stile vocale di Eric Naylor ad evidenziare
questa peculiarità del suono degli Akacia.
Il lavoro è costituito di soli quattro brani, ma due di questi superano
abbondantemente i 15 minuti: "Hold Me" è forse il brano
più strettamente progressivo con qualche elemento jazz, dove le tastiere
trovano più spazio ma con la melodia vocale che insiste nel richiamare
le succitate ambientazioni sudiste. La lunga ed articolata "Journal"
chiude l'album confermandosi come il brano più esemplificativo per
comprendere la proposta di questo trio canadese.
In questa originalissima proposta convivono dunque gli arrangiamenti pomposi
e magniloquenti del prog ed il sudore, la sofferenza del rock sudista più
sanguigno. Una formula che, benchè non sempre risulti efficace ed
in alcuni frangenti non sia adeguatamente sostenuta da un songwriting all'altezza,
mi è decisamente piaciuta e mi ha incuriosito. Soddisfacente.
"An Other
Life" is the self-produced debut album of this canadian trio called
Akacia. It's quite difficult to explain in two words what kind of music
they play and it means they are absolutely original and unique. Basicly
they're strongly inflenced by Rush sound and some european synphonic prog
traces and till now nothing really original. The actual new is a constant
southern rock feeling you can find in every track, more or less: Michael
Tenenbaum's guitar is often dirty and quite rude and Eric Naylor's vocal
style reminds me a southern rock singer. "Hold Me" (with some
jazzy traces) and the final long track "Journal" are probably
the most strictly proggy tracks because the keys have a wider space to move
inside.
Overall if you get "An Other Life" you'll have the chance to listen
to interesting pompous arrangements together with the sweat, the suffering
(even if not bloody) southern rock; a formula not always unforgettable but
deserving to be heard.